WingMakers – Dipinto della Camera 6 del sito Ancient Arrow
WingMakers − Poesie della Camera 6 del sito Ancient Arrow
(tradotte liberamente da Momi Zanda − il testo originale inglese si trova nella sezione Poetry del sito www.wingmakers.com)
Di questo luogo
Il suo cuore corre
nelle selvagge distese delle pianure deserte.
Terra scavata dal Sole arida di nuvole
e di acqua che canta.
Quando lei ascoltava attentamente
la sua mano chiamava
e comunicava i suoi pensieri sulle sopracciglia.
Ma in questo luogo
poteva soltanto offrire le sue braccia al cielo
come un albero i suoi rami
o un fiore i suoi petali.
In questo avvallamento polveroso
il silenzio si addensava come il fumo
ripulendo la mente della canaglia.
Il miscredente del pensiero.
Macchie di foglie gialle e di cortecce bianche
stavano acquattate in pozze di vita
circondate da rosse guglie di pietra.
Monumenti di sabbia messi insieme
da una qualche altra forma di vita.
Non era sicura.
Forse una vita è equivalente a un’altra,
solo inclinata obliquamente.
Afferrata dal di sotto
da qualche mano invisibile che anima
anche la più fredda pietra di questo luogo.
Un sorriso emerse e si appollaiò sul suo viso
bevendo le limpide vie del sole.
Lei riusciva a trapassare
un milione di miglia d’aria con un’occhiata
e a inviare la vetrina della sua carne
nel cielo senza nuvole.
Sopra questo oceano un falco volteggiava sempre più vicino.
Lei guardò in alto la spirale di granelli d’argento
sognando attraverso i suoi occhi.
La percezione del vento rese dorate le sue ali
nella più soffice piega del tempo.
Un albero di pino protese le sue radici celesti
profondamente nell’aria per piangerne la dolcezza.
Lei entrò, facendosi strada armoniosamente
tra i rami e ogni singolo ago della fabbrica d’aria.
Che strano sentire il richiamo della terra in volo.
Ma lei conosceva bene l’antagonismo
nello splendore di questo luogo.
Lei sapeva che si era radicato profondamente,
fissato come inchiostro indelebile
nel cuore di lei.
Sotto la pelle, i muscoli, le ossa
aveva conquistato ogni singolo varco.
Quale pazzia l’ha portata via?
Quale sogno è più forte di questo?
Quale cuore batte più puro?
In questo luogo è difficile sapere chi è l’ospite e chi l’anfitrione.
Chi è il benvenuto e chi è una maledizione.
Chi è trovato e chi è perso.
Qual è il profitto e qual è il costo.
Lei offrì le sue preghiere ai popoli del cielo
e attese una nuvola –
il segnale per lei di partire.
Sarebbe tornata a casa prima che finisse il crepuscolo e gli occhi dorati
facessero capolino contro lo sfondo nero.
In un solo respiro lei teneva le antiche vie
che non aveva mai lasciato.
Le rivoltò dall’interno all’esterno
e poi dall’esterno all’interno.
Ancora e ancora.
Aspettando i segni nel cielo.
Se non una nuvola …
allora forse una stella cadente.
(Oltretutto, ormai era troppo buio per vedere le nuvole).
Quando la prima stella cadde lei trattenne il respiro,
timorosa di perderne il volo spettrale.
Si chiedeva con chi avrebbe condiviso la sua ultima luce.
Quali altri occhi erano rivolti verso il paradiso
in quel momento segreto?
Quello era il segnale del ritorno a casa anche per loro?
E cosa trovarono così profondamente sepolto in un sussurro di luce
che nessuno può esprimere?
Lei aspettò con sguardo solenne
che altre stelle cadessero,
per liberarle gentilmente
dalle calamite di questo luogo.
Se avesse ascoltato la sua mano
avrebbe graffito un segno sulla sabbia perché qualcun altro
prendesse il suo posto.
Avrebbe toccato la terra
in onore della sua grazia e della sua saggezza
e sarebbe diventata un albero, una roccia, un falco o un fiore.
Imperituro
Questa notte ho dormito poco.
I miei occhi, chiusi come persiane
con le asticelle aperte,
aspettano di inventare sogni
di qualche realtà incenerita.
Ti percepisco, ma non sento nessun peso sul mio letto.
Nessun movimento o cigolio
oltre alla mia irrequietezza.
Parole sconnesse,
riunitesi e formatesi da sole,
e consegnate alla notte
come un mantra che lentamente si immerge nella musica.
La tua presenza cresce nella musica divorandola col silenzio.
Ti sei avvicinata così nitida
che i miei sensi si sono eccitati in tempeste elettriche di nitidezza.
Il ronzio delle lampade a mercurio
che ai lati delle strade già solcate
emettono la loro luce senza peso.
In tutta questa attesa di te
nessuna fortezza o trincea porta il mio nome.
Giaccio nella savana
guardando fisso il sole che spera contro ogni speranza
e sbatte le palpebre prima di me.
Le mie cellule ferite,
minuscoli templi della nostra mescolanza,
si sono indebolite in tua assenza.
Posso sentirle piangere nei loro mondi in miniatura.
I miei piedi resistono all’addormentamento
negando loro la guerra.
Mentre giaccio qui solo
aspettando di riunirmi a te tra le tue braccia,
ti chiedo una cosa.
Ricordami così.
Ricordami come quello che ti ama
oltre te stesso.
Che trapassa gusci, armature, maschere
e tutto ciò che protegge
il tuo spirito con ardore inutile.
Ricordami così.
Come quello che ti ama più profondamente
dei più profondi canali
che siano mai stati forgiati.
Che ti amerà dovunque e sempre.
E se tu guardi attentamente il mio amore
non troverai una data di scadenza,
ma invece la parola imperituro.
WingMakers – Dipinto della Camera 7 del sito Ancient Arrow
WingMakers − Poesie della Camera 7 del sito Ancient Arrow
(tradotte liberamente da Momi Zanda − il testo originale inglese si trova nella sezione Poetry del sito www.wingmakers.com)
Unione
Tu non sei qui.
In questo momento tutto ciò che esiste è qui.
Ma tu no.
Ci sono troppe orme che conducono alla mia porta.
Facci entrare, dicono.
Non possiamo dormire nel deserto,
fa troppo freddo.
Le nostre lacrime si prosciugheranno velocemente.
Le nostre orecchie verranno ferite dal silenzio.
Facci entrare.
E così li raccolgo tutti,
spalanco la mia porta e mi metto da parte
per farli entrare,
sperando che giacciano in pace accanto al mio fuoco.
Tu non eri tra loro.
Ho cercato il tuo volto dappertutto
e ho visto solo imitazioni.
L’occhio cieco nascosto dietro il cervello
in cerca del tuo cuore.
Un’antenna così attiva
che un’insolita vicinanza di te
vola dentro il mio corpo.
Posso tenerla tra le mie mani come un uccellino
fragile, vulnerabile, in attesa
che una mia mossa decida la sua sorte.
Tu non sei qui.
Vorrei poter toccare la tua pelle,
rimuovere il mascheramento,
strapparlo come una carta nera
tenuta davanti al sole come uno scudo.
Separarti dalle altre tue vite
e distillarti nel mio ora.
Tu sei il mio ultimo amore,
il mio abbraccio finale a questo mondo,
e tutti gli altri che lasciano le loro impronte alla mia porta
sono oscurati dai tuoi passi che si avvicinano.
Prevedo che sarai qui presto.
Il mio cuore è trionfante
e qualcosa di invisibile ma imponente vuole parlare.
Ricordandomi di te e del tuo arrivo.
Presto, supplico, dammi le tue labbra.
Dammi la tua tenerezza femminile
che comprende ogni cosa
così che io possa perdermi in te
e dimenticare la mia perdita.
Se tu fossi qua, potrei svelarti questo segreto.
Ma tu dopo avresti bisogno di guardare
le stelle, stretto tra le mie braccia
mentre senti la terra sollevarsi sotto di te come un sacro giaciglio.
Avresti bisogno che la nostra unione sia le tue orecchie.
Il canto delle balene
La tua voce indugia quando parla
come il calore che si increspa sulla distesa di sabbia del deserto.
Attira il mio cuore e mi ritrovo a pendere verso la sua fonte
come se sappia che mi porterà
dove tu sempre sei.
Mi attira vicino al tuo respiro – lo sfiatatoio
che contiene le parole di casa.
Mi attira verso la coltre che avvolge
la tua anima che così di buon grado condividi.
Se ti immergessi sotto le acque
dove le balene cantano le loro canzoni
nell’intersezione di profonde correnti
che trascinano il nostro coraggio,
canali che fluiscono liberi dagli schemi mondani,
mi troveresti là.
Ad ascoltare la voce che odo in te.
A nutrire il mio cuore nelle acque della profonda cecità
dove le correnti fluiscono
consapevoli di te e delle tue vie potenti.
Talvolta ascolto così perfettamente
da udire il tuo leggero respiro che forma
le parole prima ancora che tu le abbia trovate.
Prima che tu le tragga
dalla profonda cecità per portarle al tuo cuore.
Vorrei poter prendere la tua mano
e farle tenere il mio cuore
così che tu possa vedere cosa io so di te.
Così sapresti
dove viviamo dove noi sempre siamo.
E potresti avvolgere la coltre di parole
attorno a noi, e io potrei semplicemente ascoltare
la tua voce
che onora le parole
come i canti delle balene.
WingMakers – Dipinto della Camera 1 del sito Ancient Arrow
WingMakers − Poesie della Camera 1 del sito Ancient Arrow
(tradotte liberamente da Momi Zanda − il testo originale inglese si trova nella sezione Poetry del sito www.wingmakers.com)
Ascolto
Ascolto in cerca di un suono oltre il suono
che dilaga nella terra notturna dei miei sogni,
ed entro in stanze di fossili di luce
così antichi che la verità li fa sciamare.
Ascolto in cerca di un suono oltre di noi
che sale l’invisibile scala della spina dorsale
verso la biblioteca occulta,
dove libri ribelli gioiscono per la luce incessante.
Stampati in grigie minuscole parole, profonde come le sabbie mobili
e ricamate con tale cura
da rendere lo spirito uno spettro e Dio
un telescopio rivolto su sé stesso
che sogna noi da sveglio.
Pensieri mai sbocciati mi circondano
come una regata di imbarcazioni senza equipaggio.
Ascolto come un leopardo,
teso verso la quarantena di corpi
nauseati dai monsoni di cuori immobili.
C’è una certa magia
nel battito del cuore che copre il suono che cerco,
ma è al di sotto del battito che desidero andare.
Al di sotto del suono di tutte le cose
che si accalcano contro i localizzatori
le cui antenne si orientano verso il suono delle stelle.
Ascolto in cerca di un suono dispiegato,
così libero da volgersi con purezza a scrutare
nella nera follia del tempo
seminando visioni che vibrano nei nostri uteri
e generano forme radianti come sostrato della nostra forma.
Quando guardo l’ago della bussola
vedo una lama di umiltà
che si piega a una forza subita come una pioggia scrosciante
che si incanala nei condotti fognari,
che scorre sotto terra
in condotti di cemento che sussultano,
ridendo di noi come se ci fossimo persi
nel mondo superno senza condotti per la nostra corsa.
Ascolto in cerca di un suono
nella tua voce,
oltre la boscaglia della tua porta
dove il mio orecchio ascolta sull’altro lato.
Sotto il tuo cuore, dove le parole sono scomode
e la luce consuma la delicata struttura
di vite interconnesse.
Posso solo ascoltare in cerca di un suono che io so che è là,
sfavillante in quell’impronunciabile stato senza patria
scavato in membra così innocenti
da guarire la carne dei cuori.
Compassione
Gli angeli devono essere confusi dalla guerra.
Entrambe le parti pregano per la protezione
e tuttavia c’è sempre qualcuno che viene ferito.
Qualcuno che muore.
Qualcuno che piange così profondamente
da fargli perdere il loro stato acquoso.
Gli angeli devono essere confusi dalla guerra.
Chi possono aiutare?
Chi possono rischiarare?
La pietà di chi essi lanciano allo spietato?
Nessun semplice grido può essere udito.
Nessun dolore puro può essere sentito.
Tutto è chiaro agli angeli
tranne che in guerra.
Quando mi risvegliai a questa verità
fu per un sogno che feci l’altra notte.
Vidi due angeli che conversavano in un campo
dove spiriti di bambini si innalzavano come fumo argenteo.
Gli angeli stavano litigando fra loro
su quale parte avesse ragione e quale torto.
Chi cominciò il conflitto?
Di colpo gli angeli si bloccarono
come un pendolo immobile,
e sparsero la loro compassione
sul fumo crescente di anime che portavano in filigrana il marchio della guerra.
I loro occhi dalla biblioteca di Dio
si volsero verso di me,
e tutti i pezzi caduti furono raccolti simultaneamente
e riuniti come un alito di fuoco
nella sacra fornace.
Nulla nella guerra viene distrutto
se non l’illusione della separazione.
Sentii dire questo così chiaramente che potei solo
annotarlo come una firma contraffatta.
Ricordo la compassione,
immensa, proporzionata all’universo.
Credo che un minuscolo granello mi sia rimasto incollato
come i fili sottilissimi
della tela di un ragno.
E ora quando penso alla guerra
io scuoto questi fili sull’intero universo
sperando che si incollino agli altri
come è stato per me.
Connettendo angeli e animali
alla filamentosa grazia della compassione.
Il reticolo della nostra casa rivolta verso il cielo.
WingMakers – Dipinto della Camera 12 del sito Ancient Arrow
WingMakers − Poesie della Camera 12 del sito Ancient Arrow
(tradotte liberamente da Momi Zanda − il testo originale inglese si trova nella sezione Poetry del sito www.wingmakers.com)
WingMakers
Son destinato a sedermi sulla sponda del fiume
attendendo parole dagli alberi spogli
e dai fragili fiori che han perso il loro nettare.
Dall’altra riva
mille occhi impassibili
osservano oltre l’acqua.
Le loro voci mute cercano ricompense d’altro tipo.
I loro sorrisi misurati mi lasciano vuoto.
Sono per sempre estraneo a me stesso?
(Questo pensiero mi paralizza.)
Sono un orfano che insegue pallide ombre
che portano a uno specchio incurante?
Dove sono quelle ali leggere che il destino mi annunciò?
Sto aspettando che il fiume me le porti
e le depositi sull’argine
ai miei piedi.
I miei piedi sono catene di un altro tempo.
La mia testa è una finestra rimasta a lungo
chiusa ad altri luoghi.
Tuttavia, vi sono luoghi
che salvano la raffinata lingua
e assemblano la sua selvaggia luce
come uccelli che celebrano il sole.
Io ho visto questi luoghi nella quiete
dell’altra sponda.
Invocando come il bacio di un amante
di sapere ciò che sapevo prima,
di giungere al Raccolto
e lasciare il mio benvenuto.
Questi pensieri sono confezionati con tale cura
da guardare come occhi di vetro che carezzano il passato.
Mi sforzo di ascoltare la loro guida
ma i campi serpeggianti sono il mio sentiero.
Quando esploro i venti oscuri
del cuore virtuale
posso udirne la voce che dice:
«Perché sei intrappolato insieme ai venti?»
E sento che una grande visione scritta nella sabbia
aspetta un vento infinito.
Questi venti mi porteranno
oltre la più profonda dissimulazione?
Smaschereranno le segrete misure
e le fedeli dimore del tempo?
Cercheranno tra gli infiniti spazi
quello che mi può definire?
Le ali vengono scordate da tutti coloro che viaggiano a piedi.
Le linee sono state tracciate così tante volte
che raramente vediamo l’incrocio
della nostra perdita sebbene sentiamo la perdita del nostro incrocio.
Percepiamo la risacca delle nuvole.
La forza di gravità del cielo.
Lo sforzo indolore delle silenziose preghiere di speranza.
Ma le nostre ali, private del volo,
ci lasciano come fiumi appena nati che balbettano sopra le rocce
agognando le profondità di un mare silente.
Mi son ritrovato vecchio all’improvviso.
Come i merli che sciamano
dalla linea dell’orizzonte,
la mia vita si è alzata in volo sopra questo fiume
in cerca delle mie ali.
Non c’è nessun’altra chiave per voltarmi.
Non c’è nessun’altra leggenda a cui rivolgermi.
Parlare ai fiori e agli alberi nodosi
mi farà fare solo un passo avanti –
quando in realtà io voglio premere il volto
contro il vetro della finestra
e guardare i WingMakers che fabbricano le mie ali.
L’arrivo
Ho tenuto una veglia per la lucidità
nei campi privi di orizzonte dove nulla splende
eccetto il bagliore del mio fuoco
e il disco argenteo della notte infinita.
D’improvviso, capisco di essere solo nella landa selvaggia
senza occhi umani con cui entrare in contatto.
Solo, col mio tesoro di suoni
nel puro silenzio dell’arrivo.
WingMakers – Dipinto della Camera 17 del sito Ancient Arrow
WingMakers − Poesie della Camera 17 del sito Ancient Arrow
(tradotte liberamente da Momi Zanda − il testo originale inglese si trova nella sezione Poetry del sito www.wingmakers.com)
Ricordi in libertà
Ho questo ricordo
di giacere sopra una catasta di legna
mentre fisso la nera coltre estiva
che riscalda l’aria della notte.
Percepisco l’odore del cedro che brucia in lontananza
e sento voci attutite che pregano con canti e tamburi.
Non posso alzarmi né voltare la testa.
Son consapevole delle ossa e dei muscoli
ma il mio corpo non è cosciente di me.
Sta sognando mentre io sono impigliato
in una rete di tempo dispensabile.
La mia mente è ansiosa di andare oltre.
Di lasciare questa tomba illuminata dalle stelle
e di danzare con la mia gente attorno a grandi fuochi
crepitanti di fiamme irrequiete
prendendoci per mano al ritmo dei tamburi
che scandiscono col loro tenue rimbombo
monotoni comandi di vivere.
Posso solo guardare in alto al cielo
osservando, ascoltando, aspettando
che qualcosa arrivi a liberarmi
da questo luogo funebre,
ad accogliermi con braccia misericordiose
nell’oblio del bozzolo del Paradiso.
Cerco di ascoltare il suono del mio respiro,
ma riesco a sentire solo la musica della mia gente.
Cerco di muovere le mani,
ma solo ciuffi di nuvole
e la falce della luna crescente
si muovono sullo sfondo della notte nera come le ali del corvo.
Talvolta quando questo ricordo
affiora attraverso la mia pelle
purifica il panorama verso terra.
Si impone sul dramma conosciuto
con una turbolenta beatitudine
che trasuda disprezzo per l’ordine.
C’è un certo pericolo nei modi tradizionali
della mia gente che mi consegna la pelle scintillante
umile e circoscritta.
Il mio bianco appetito prosciugato delle razioni terrene.
Smarrito nella visione del diavolo,
proprio la stessa che confinò la mia gente nelle riserve –
la corte dei dannati.
(Se non altro io non ho ricordi di una riserva.)
Forse è meglio giacere su questo materasso di legna
col mio vestito di piume e pelli
cantando nel vento.
Forse sarebbe ancora meglio
essere messo in cima al capanno del pianto e bruciato
così che i prodighi ricordi non avrebbero
alcuna casa a cui tornare.
Ho questo ricordo
di sfuggire alla pallida mano
del mio padrone che mi dà da mangiare
rimasugli di menzogne e pane stantio.
La mia pelle agogna gentilezza
ma è la corda che opprime.
Ho questo ricordo
di avere dita gialle
grasse e tonde che grondano antiche eredità.
Di vedere la pancia rotonda del Buddha
che sorride dietro un volto ieratico
in templi che si slanciano contro un cielo in tempesta.
Ho questo ricordo
di sognare di volare,
di aprire le ali appena attaccate
con stringhe di permanenza
solo per cadere nelle braccia dell’oscurità.
Ho questo ricordo
di vedere il mio volto in uno specchio
che riflette la mente e l’anima di un estraneo,
e, sapendo che è il mio, di distogliere lo sguardo
temendo che diventi me soltanto.
Io sono un mosaico di ricordi in cerca di un centro.
Io sono le parole perdute in canyon silenziosi.
Io sono un’onda di luce
che si lancia indifesa sulla terra
cercando riparo nella pelle umana.
Successivamente
Ho lasciato libere le guardie
che stanno davanti alla mia porta.
Ho lasciato che le cellule collidessero in un suicidio
fino a quando mi presero.
Se fossero rimaste storie da raccontare
le avrei udite.
Dietro le cascate di panico canalizzato
che diffondono la loro boriosa progenie
posso stare nascosto nel frastuono.
Essere invisibile ha le sue piccole preziose ricompense.
Mantiene anche visibile la durevole forma di vita
che mormora dietro l’iniquità.
Questa è davvero la sola creatura che mi curo di conoscere,
con brillanti maniere di amabile generosità che soffre
nel taciturno universo
dell’orecchio distratto.
Quando verrò scoperto – dopo essermene andato –
dal cuore di un estraneo la cui trivella
non è smorzata dall’interpretazione,
aprirò gli occhi, rimuoverò la pelle,
sveglierò dal coma il cuore,
metterò da parte il personaggio in costume
e vestirò di nuovo il padrone di casa
così che la sua immagine possa essere vista negli specchi
che ho espresso con parole origliate da Dio.
Quando queste parole vengono pronunciate
dall’altra parte ascolta un altro orecchio
che irradia conoscenza
come un laser la sua luce neutra.
La fossa comune del coraggio ci tiene tutti
nel portale della singolarità,
il sentiero di Dio del rincominciamento.
Seppur di rado, parole e immagini in qualche modo
conficcano il loro significato nel paradiso e conquistano il tempo.
E quando lo fanno
diventano l’abracadabra
del momento sacro.
La pantomima del più profondo desiderio del pubblico.
Successivamente,
l’improbabile palpebra guarda apertamente,
la pelle si ripiega,
e l’occhio eroico si risveglia e resta vigile.
Successivamente, le parole mangiano la carne e scartano l’indigeribile amarezza.
La spoglia emozionale si trasforma,
un’irrisolvibile solitudine.
L’apparenza della separazione.
WingMakers – Dipinto della Camera 5 del sito Ancient Arrow
WingMakers − Poesie della Camera 5 del sito Ancient Arrow
(tradotte liberamente da Momi Zanda − il testo originale inglese si trova nella sezione Poetry del sito www.wingmakers.com)
Portatori di vita
Nelle acque primordiali i portatori di vita depongono le uova
di un embrione gigante.
La loro progenie si stabilirà nel pulviscolo umano.
Pezzi di argilla
con minuscoli pensieri di volare.
Punti acuminati velati da torbidi manti
che rifuggono la luce di una placida stella.
Nelle remote terre selvagge i portatori di vita
emergono e si appollaiano in cima alle pietre grigie
segnalando il loro desiderio di volare.
Ma le loro case sono adatte
alla comodità di pioggia e terra.
Il cielo deve aspettare.
(Il compagno fangoso sorride.)
I cerchi si rompono.
Le barriere vengono superate.
I portatori di vita negano la loro antica attrazione
per il suolo.
Ali spuntano sinuose come capelli d’oro
per uno stratagemma della natura.
I piedi esausti vengono lasciati indietro.
La terra viene rimpiazzata dal cielo vivido.
La gravità rivolge il suo sguardo minaccioso
tenendoli con una presa decisa.
Le gabbie dei senza casa son lasciate
a marcire,
ad affondare dietro il cielo privo di fondamento.
I volti terrestri abbandonano i loro sorrisi
e perdono l’odore di terra fresca.
Il sogno di volare ha invaso i muri austeri −
i portatori di vita sono balzati
dall’altra parte.
Là essi affrontano il gradino successivo
della scala infinita,
e barattano le loro ali con l’occhio della saggezza.
Un altro
Una pelle può nasconderne un’altra.
Ricordai che lo diceva una poesia quando
appiccai un fuoco attraverso un campo senza vita.
O almeno a me sembrava morto.
Mi sentivo come un liberatore di forza vitale
che rigenerava l’erba morente coperta di vesciche.
In realtà erano erbacce più che altro,
ma in ogni caso la flora era moribonda.
Io tolsi la pelle con la fiamma sacra
e portai ogni cosa ad annerirsi di nuovo
come se invocassi il calar della notte.
Dalla nerezza emergerà una nuova pelle
che ricoprirà di verdi architetture un fertile vuoto.
Come le fiamme propagarono il loro inviolabile incantesimo
vidi il tuo volto effondersi nella mia mente.
Ricordi il fuoco che accendemmo?
Speravo che avrebbe disteso una nuova pelle
anche per noi.
Per sempre vagherà dentro di me
invariante a tutte le trasformazioni e movimenti.
(Einstein sorride.)
Una persona può nasconderne un’altra,
ma dietro di te, l’amore cambia la pelle,
che diventa più spessa di quella attraverso cui mi è possibile vedere.
Nessuna fiamma può toccare il suo centro.
Nessun occhio può scrutare la sua memoria.
Non voglio nulla dietro di te in attesa.
I secondi trascorrono come bambini che crescono
tra le fotografie.
Non ti dimenticherò nei cambiamenti.
Maledetto da una memoria così buona
da poter disegnare il palmo della tua mano.
Da poter inspirare il tuo fresco respiro.
Da poter percepire il peso delle tue braccia.
Da poter udire la tua voce squisita
che calibra la vita con celestiale precisione.
Un intento può nasconderne un altro.
Questo ho udito quando il fuoco si estinse
rivelando il profumo della terra bagnata
e delle piante che crescono.
Potevo percepire il mio amore decomporsi
e ritornare al regno disabitato
a cui appartiene.
A cui tutti i cuori appartengono quando
l’amore è perduto, e il codice muto,
arrotolato in pugni che colpiscono,
rivela la saggezza di un altro.
WingMakers – Dipinto della Camera 13 del sito Ancient Arrow
WingMakers − Poesie della Camera 13 del sito Ancient Arrow
(tradotte liberamente da Momi Zanda − il testo originale inglese si trova nella sezione Poetry del sito www.wingmakers.com)
Il ragazzo senza nome
Oltre il confine,
dove i contorni sfumano in pensieri inesplorati,
c’è un ragazzo senza nome
− una goccia di pura luce umana.
Attraverso strette fessure nel recinto crepato
guardo la sua innocenza con invidia,
cercando il senso esatto dei suoi movimenti.
Il crepuscolo del suo sorriso
nutre il mio cuore
come una briciola della luce di Dio.
Un desiderio nella mia bocca di parlare,
di piangere,
di prendere questo ragazzo tra le mie braccia
e inscrivere la sua natura nella mia.
Attraverso uno scambio di sguardi
rubati alla cecità
il nostro linguaggio si annulla.
Io posso solo andare a tentoni verso di lui
con l’antenna dei pensieri
che danzano in lode della sua giovanile bellezza.
Aspetto che le pietre fioriscano.
Che i cieli avvelenati cadano nell’oblio.
Che le tracce emergano come il pulviscolo in un raggio di luce.
L’ingegnoso veleno della vita
sta chiudendo il cancello.
Le crepe sono riparate – la visione scompare.
E il ragazzo senza nome si dissolve,
perché non c’era terra dentro di lui.
Mio figlio
Mio figlio ha due anni.
Lo guardo camminare
come un principe ubriaco.
Se il suo corpo è nudo vedo meglio la sua anima.
Le sue scapole si muovono
come residui di ali.
I suoi lineamenti disegnati sulla pelle chiara
da mani che sono esistite prima di me.
Lui vuole tanto essere come me.
Ogni suo movimento è come uno specchio polveroso
o la goffa imitazione di un uccello in volo.
Ogni suono è un eco di un suono che ha udito.
Ogni cellula è gravida dei miei desideri.
Ma il mio desiderio è di essere come lui.
Di ritornare all’abbraccio sicuro
e all’indubbia virtù dell’infanzia.
Se ritorno in quel luogo
spero che i miei occhi guarderanno ancora il suo volto
fin quando le sue scapole saranno nuovamente ali.
Fin quando avrò circumnavigato la sua creaturalità
e conosciuto ogni fenditura nascosta
in cui ho lasciato la mia impronta indelebile
incapace di consumarsi.
Fin quando tutto ciò che lui è
sarà in me e le nostre mani saranno unite, plasmate,
intrecciate, in una muta celebrazione.
Fin quando saremo soli come due foglie
scintillanti
in alto sopra un paesaggio brullo
mai a terra.
WingMakers – Dipinto della Camera 14 del sito Ancient Arrow
WingMakers − Poesie della Camera 14 del sito Ancient Arrow
(tradotte liberamente da Momi Zanda − il testo originale inglese si trova nella sezione Poetry del sito www.wingmakers.com)
Empireo
Camminava su un terreno più elevato
come un’anima non congiunta alla carne umana.
L’oscurità implorava
pretendendo che interrompesse la sua ricerca
e si accordasse all’andatura inconcludente degli altri.
Ma il suo sentiero si srotolava come un gomitolo
lanciato verso l’alto
solo per ricadere in un giudizio di luce.
Gli scontri col destino lo facevano deragliare
inviandogli i desideri dell’oscurità.
Il fulmine del desiderio.
La maledizione di sogni inconsistenti.
Il testimone di indicibili orrori.
Rideva dell’assurdità,
ma era consapevole delle onde oscure
che lo lambivano.
L’umanità era un foglio di carta bianco e liscio
che aspettava di essere colorato e sgualcito,
spezzettato in prede per il cacciatore di bestie.
Perché aspettavano?
La probabilità era che venissero catturate.
La “distanza” le tradì.
Il superficiale sepolcro del cuore profondo
uccise la loro fede.
Lui sapeva,
ma non riusciva a formare le parole.
Né a tracciare la mappa.
Le antiche forme dell’empireo
resistevano alle definizioni.
Paradiso perduto nella silenziosa coltre
del pensiero più limpido,
della più solitaria delle menti.
Un essere separato
Al risveglio questa mattina
mi ricordo di te.
Eravamo insieme la notte scorsa,
tra di noi solo una sottile lastra di vetro.
Il tuo nome non era chiaro.
Penso che ne riconoscerei il suono,
ma le mie labbra sono intorpidite
e la mia lingua fiacca
per l’arrampicata alla tua bocca.
Anche il tuo volto era indistinto
e tuttavia, come un dio distante,
hai preso il tuo cuore e la tua mano
ed ecco è sorto dentro di me
un essere separato.
Credo che tu un tempo fossi solo.
Il tuo unico desiderio, di essere capito,
respinto da un’ immensa ombra
prodotta da una saggezza
che avevi dimenticato.
Perciò intonasti le tue canzoni
come un quieto appello a Dio,
sperando che le loro increspature sarebbero tornate
e ti avrebbero raccolto.
Ti avrebbero perpetuato.
Avrebbero ravvivato le tue vene
e ti avrebbero portato l’inestinguibile
bacio della mia anima.
Ubriacato da un nome solitario
avanzi barcollando
dentro la mia notte, nei miei sogni
e ora nel mio risveglio.
Se cercassi di dimenticarti
precederesti il mio adesso.
Sentirei la tua perdita
pur non potendo dire il tuo nome
o ricordare il tuo volto.
Mi sveglierei una mattina
desiderando di sentire la tua pelle sulla mia
senza sapere perché.
Avvertendo avvampare il nostro fuoco
così chiaramente che nomi e volti
non avrebbero più significato,
come la luce di una candela
al sole di mezzogiorno.
WingMakers – Dipinto della Camera 19 del sito Ancient Arrow
WingMakers − Poesie della Camera 19 del sito Ancient Arrow
(tradotte liberamente da Momi Zanda − il testo originale inglese si trova nella sezione Poetry del sito www.wingmakers.com)
Facile da trovare
Ho spesso guardato dentro i miei cassetti
senza sapere perché.
Qualcosa mi sfidò.
Cercami e mi troverai,
ma quando acconsento
vengo confuso dai fuggevoli sentieri della memoria.
Le mani si immergono ma restano maldestramente vuote
come un bambino scappato da casa
che nessuno cerca.
So che c’è qualcosa che cerco
che si nasconde da me, così che io non possa pensare a ciò che mi manca.
Che però, e questo è il punto,
è troppo dannatamente potente per restare silente e quieto.
Inoltre, so che mi manca perché ne ho nostalgia.
Mi manca.
Qualunque cosa sia.
Qualunque cosa io desideri che sia non è quello.
Non può mai essere nient’altro che quello che è.
E perciò cerco nei cassetti e negli armadi senza un perché,
come un automa che è stato acceso
solo perché funziona.
Mi manca.
Vorrei che potesse trovarmi.
Forse dovrei stare fermo abbastanza a lungo perché ci riesca.
Ora c’è un interruttore.
Lasciamo che questa “cosa” potente cerchi di trovarmi.
Ma quanto a lungo dovrò aspettare?
E come la riconoscerò se dovesse trovarmi?
Devono esserci delle definizioni per questa condizione
che termina
nella fobia.
Dannazione, odio questo suffisso.
Tutto comincia con un senso di meraviglia
e finisce con un senso di vuoto.
Dio, vorrei che mi trovassi ora.
Mi infilerò in un cassettino
bene in vista.
Non mi seppellirò sotto le ricevute.
Sarò proprio in cima.
Facile da trovare.
Hai bisogno di me per qualcosa?
Spero di sì, perché io ho bisogno di te per tutto.
Luoghi invitanti
Non mi sono mai sentito più smarrito
che nei luoghi invitanti.
Nulla mi spinge ad andare avanti.
Nulla costringe la mia bocca a parlare.
Nell’ignoranza profonda come una caverna, che somiglia all’oblio,
sono senz’anima nel sonno.
Dove sei, amato?
Non sai che ti aspetto?
Non comprendi il cuore di cristallo?
Le sue sfaccettature sono specchi per le nuvole
in mancanza di azzurro.
Paradiso invulnerabile con occhi rivolti verso il basso
e brucianti proiettili di vittoria che scorticano la carne
come una scure famelica,
perché mi hai seguito?
Ho bisogno di un mio pari non di un assassino.
Ho bisogno di un compagno non di un sovrano.
Ho bisogno d’amore non di comandamenti.
Non sono mai stato una
delle cose dimenticate.
Dio sembra trovarmi persino nei rotolacampo,
quando i venti ululano
e io divento l’osso a forchetta nelle mani
del bene e del male.
Perché mi cercano?
A cosa servo
se non posso diventare visibile a te?
Sai, quando mettono gli animali a dormire
i bambini aspettano fuori
mentre la lancetta salda il debito del dolore e dell’età.
Il padre o la madre compilano un assegno e quel giorno firmano due volte col loro nome.
Versano un diluvio di lacrime.
Sorridono ai loro figli
con cuori stretti che battono
di sbieco come un pendolo
del tempo.
E io vedo tutto questo e molto più.
Un piccolo animale i cui debiti saranno saldati.
I bambini stanno già comparendo, fuori,
e aspettano di essere rassicurati dal sorriso dei genitori.
La firma e il diluvio
non li vedono mai.
Nel santuario invernale
ho trovato solo te.
Aspetto segnali che mi traggano dal freddo
portandomi nel tuo fuoco,
e so che verranno
benché io rovisti in cerca della chiave.
Benché il mio cuore sia stato tradito.
Benché abbia appreso solo la divisione.
Mi ricordo di te
e della luce sopra la tua porta.
WingMakers – Dipinto della Camera 20 del sito Ancient Arrow
WingMakers − Poesie della Camera 20 del sito Ancient Arrow
(tradotte liberamente da Momi Zanda − il testo originale inglese si trova nella sezione Poetry del sito www.wingmakers.com)
Proiettili e luce
Stanotte vado alla deriva,
come se un privilegio negato
fosse il passaggio
per tenere insieme corpo e anima.
Tu hai tenuto a bada così tanto
che mi chiedo se la tua magia
sia di addomesticare la passione.
Circondato dalla tua spietata artiglieria
lanci i tuoi proiettili come banchi di pesci
che sfrecciano verso un banchetto,
ed io balzo in avanti stanco di essere il cibo.
Se mi guardo indietro
posso vedere frammenti di te
che si celano nel sottobosco,
ostinati residui del tuo cuore scomparso.
Posso amarli ancora.
Posso ancora abbracciare i loro fragili nervi
saldati insieme con una fiamma ossidrica
ribollente di luce così pura come nessun’altra.
Forse mi allontano
a causa della disparità che vedo.
Proiettili e luce.
Che strani alleati.
Ma tu non lo ammetterai mai,
né solleverai mai dubbi su di me.
Io rimarrò sempre un enigma buttato
come immondizia sul tuo sentiero assoluto.
Un improvviso raggio di luce
che genera un’ombra profonda
che acceca temporaneamente.
Occhi mossi dalla speranza
hanno sempre cercato di sottrarti alla natura scimmiesca
che si ammucchia ai tuoi piedi
e ti strattona come un bambino abbandonato.
La mia fame soprannaturale mi ha allontanato da te
anche contro la mia volontà, o almeno la mia volontà cosciente.
C’era sempre qualcosa che calcolava
la distanza tra di noi.
Qualche abaco cosmico che computava somme
di proiettili e luce
cercando di far quadrare i conti
ma senza mai riuscire a individuarne la frequenza esatta.
La natura degli angeli
Mezzanotte nel deserto e tutto è bene.
Mi sono detto questo e così è,
o non è,
non ho ancora del tutto deciso.
Non fare caso all’ululato dei coyote
o alla luce calante.
La santità reclama i miei occhi stanchi
quando io ricambio lo sguardo delle stelle.
Sembrano insonni
ma forse sono solo schizzi d’inchiostro
e chi è davvero insonne sono io.
C’è qualcosa qui che mi annulla.
Nella sua abbondanza io sono assente.
Perciò ho urlato agli spiriti del deserto,
ditemi i vostri segreti
o io vi dirò i miei dolori.
Gli spiriti allora si sono allineati velocemente.
Ali che frusciano.
Cuori in agitazione.
Ho udito molte voci divenire una sola voce
che ha parlato al cielo spoglio
come un cardine della terra.
Noi non abbiamo segreti.
Noi siamo semplicemente finestre sul tuo futuro.
Cosa è ora e cosa è poi
è la domanda a cui rispondiamo.
Ma la domanda l’hai fatta tu.
Se c’è un segreto che manteniamo
non è qualcosa che è imbaldanzito dalle parole
o di cui parliamo abitualmente.
Mi rivolsi alla voce,
quale saggezza c’è in questo?
Se le parole non possono esprimere la tua segreta saggezza
allora io sono sordo e tu sei muto e entrambi siamo ciechi.
Io almeno posso esprimere il mio dolore.
Di nuovo le ali frusciarono
e le voci si unirono
sperando che il dolore non sarebbe zampillato
come sangue sul deserto.
Ma non ci furono più suoni
tranne quelli del coyote e del gufo.
E poi una strana risolutezza permeò il mio sguardo.
Percepii una presenza
come se un immenso angelo scolpito nella pietra
fosse stato messo dietro di me.
Non potevo voltarmi per paura che la sua scomparsa
avrebbe fatto zampillare il mio dolore.
Ma la presenza crescente era troppo potente per essere ignorata
perciò mi voltai per affrontarla
e mi trovai di fronte un coyote burlone
che mi guardava con occhi di vetro
dipingendo il mio fuoco, annusando la mia paura,
e allontanando il mio dolore nell’intimità.
E io compresi la natura degli angeli.
Intossicato da pensieri infantili
mi chiedo
perché le anime siano così profonde e gli uomini così ciechi.
Come possono le anime venire oscurate
da menti così piccole?
Amiamo gli umidi corridoi dell’Inferno?
Dove ogni goccia di acqua pallida
che cola dalle pareti della caverna
è musica sporca scavata nel silenzio …
I miei sogni preferiti sono scomparsi
cavalcando le aquile.
Con le ali che vanno verso il basso e poi si innalzano,
sono spazzati via
come semi eleganti e raffinati
da un vento cristallino.
Senza di essi
sono divinamente arido
come un recipiente vuoto privato del suo scopo.
Posso solo fissare il silenzio
cercando continuamente di ascoltare il mormorio del cielo,
sapendo che dietro la nebbia che infittisce
gli angeli costruiscono ripari per l’innocenza umana.
Ripari lacerati da qualcosa di oscuro
e gravemente feriti.
I cieli sono immuni a qualunque malattia.
Pensavo di essere dotato
di una promessa bellezza
che avrebbe liberato i sogni dimenticati di un semidio.
Che avrebbe sciolto i loro deboli nodi
e li avrebbe affidati alla carezza della luce.
Ma i regni gloriosi che un tempo erano miei,
dilaniati e macchiati di sangue,
sono sfuggiti dalle mie mani in disuso
simili a una ragnatela abbandonata a un vento spettrale.
Posso ancora toccarli.
Posso ancora sentire la loro ombra attraverso le mie mani.
Il loro potere, come una tempesta elettrica
che vaga senza meta priva di propellente,
presto si esaurirà.
Questo pezzo di carta
è lacerato da qualcosa di oscuro
e gravemente ferito.
È lo specchio che tengo davanti al cielo annerito.
Un sacrificio infido.
Saltando da stella a stella
i miei occhi intessono una costellazione.
I miei pensieri cercano la ricchezza inesauribile.
Il mio cuore presta ascolto al suono
di bambini sognanti immacolati.
Il vagabondo dei sogni ricambia il mio sguardo.
Chiama il mio nome con voce sommessa.
Mi fa cenno distendendo un’ala.
«Vola! I tuoi sogni preferiti ti aspettano.»
La voce esplose come un tonante giuramento.
Le mie ali tremarono di potere proibito
mentre cercavano segni di liberazione
nelle correnti del vento.
Correnti che mi avrebbero portato sui rami alti degli alberi
allattando il sole in campi oltre il mio regno.
Nell’arco di un istante
spiegai le ali e balzai verso il cielo
nel vestibolo blu.
Pura velocità.
I fiumi al di sotto erano turgide vene marrone
sulle gambe della terra
o ferite crudeli che sanguinavano verde.
Il sole bucava le nuvole
con delicate lance di luce cremisi.
La luna stava sorgendo nel cielo ad oriente –
un guscio d’ostrica
butterato dal tempo.
Venti solitari avrebbero soffiato
in cerca di un avamposto di quiete.
La prigione terrena
mi squadrò con disprezzo
come una bambinaia sollevata dal suo incarico.
Dimenticai la terra.
Cancellai la gravità.
Trovando un equilibrio tra le speranze e le paure aborigene,
divenni lo sciamano che danza nell’acqua degli spiriti degli antenati
estraendo parole e significati dalla vastità dell’aria.
Pensavo unicamente al vagabondo dei sogni …
il vento sacro che riaccende
la mia squisita brama per la cruda verità.
Per prenderla come una medicina
in una febbre insonne sperando di venire guarito.
Il pinnacolo sereno!
I luoghi polverosi della purezza.
Queste ali sono lacerate da qualcosa di oscuro
e gravemente ferite.
Mi conducono ai miei sogni preferiti
e soffocano l’inerzia dell’indifferenza assoluta.
La loro forza si accorda perfettamente
alla mia destinazione.
Ancora un miglio oltre quegli alberi,
e sarei caduto come una stella perduta
nel fossato di un mondo affamato.
I miei sogni preferiti vagheranno di nuovo.
Col tempo si innalzeranno fino agli alberi di un regno più ricco.
Le mie ali seguiranno di nuovo il loro volo,
tracciando il loro battito cardiaco,
e cuciranno una trapunta con migliaia di sogni intrecciati.
Un altro giro del cerchio infinito.
La lavagna dei sogni rivificata.
Navigabile –
anche nelle sue acque torbide
sotto i cieli nuvolosi del viaggiatore itinerante.
(Rovesciando la clessidra dei cieli)
il vagabondo dei sogni rivela:
come sopra
così sotto.
Crea il tuo mondo e lascia che vada avanti
affidato all’uno che è tutto.
La lievitazione prevarrà.
È la lezione che ho appreso con le ali distese
sotto il cielo abbagliante.
È la crudezza che cerco,
incontaminata dallo smalto altrui.
Il perdonatore
La scorsa notte abbiamo parlato per ore.
Tu piangevi per un dolore inarrestabile
mentre io sentivo una presenza imprimersi dentro di me
fonte e salvezza della tua terra strascicante.
I tuoi sentimenti sono così profondi,
la tua mente a malapena visibile
mentre guarda avanti a ciò che il cuore già sa.
Vedo la distanza che devi sanare.
Conosco il tuo cuore che batte racchiuso da angoli
che sono stati arrotondati e smussati
così come una pietra viene levigata dalle onde incessanti.
Per quello che ne so, tu sei me
in un altro corpo,
aperture dove gli spiriti entrano
per gettare la luce
interpretando sogni.
In cerca di corone.
Ci sono modi per trovare il tuo cuore
che non ho ancora scoperto?
Ingioierò senza prima assaggiare.
Non mi importa il colore.
Nulla potrebbe dissuadermi.
Nulla potrebbe diminuire il mio amore.
E solo se mancassi del tutto
di consonanza tu mi scacceresti.
La notte scorsa, so che sono stato perdonato.
Mi hai dato questo dono inconsapevolmente.
Io chiedevo il perdono
e tu mi hai detto che non era necessario.
Il tempo aveva rimescolato ogni cosa in modo diverso
ed era il perdonatore di sé stesso.
E so che tutto ciò che non c’era
lo avevi percepito e trasformato.
Aveva ricevuto una nuova vita, seppure impercettibile,
e ci aveva intrecciato insieme ad una semplice pietra bianca
che stava sul terreno a marcare un luogo di dolore.
Sotto di essa, la nostra unione, santificata da minuscole ossa
ci implorò di perdonare noi stessi
e si pose sulle nostre spalle
in memoria dell’amore, mai perduto.
La colpa non è di nessuno.
Misteriosa, si sposta nel calcolo
del piano di Dio come se nessuno pensasse
di riconfigurare il numero tre a due a uno.
La forma sta sotto la pietra.
Noi andiamo via,
sapendo che si trasferirà
nelle nostre membra
nelle nostre ossa
nei nostri cuori
nelle nostre menti
nella nostra anima.
WingMakers – Dipinto della Camera 22 del sito Ancient Arrow
WingMakers − Poesie della Camera 22 del sito Ancient Arrow
(tradotte liberamente da Momi Zanda − il testo originale inglese si trova nella sezione Poetry del sito www.wingmakers.com)
Nella grazia del sonno
Son venuto a trovarti la notte scorsa
mentre tu dormivi con l’abbandono di un bambino.
Raggomitolato con noncuranza tra le lenzuola
intarsiate della tua bellezza.
Ho posato la mano sul tuo viso
e ti ho toccato
con la massima delicatezza
perché tu potessi indugiare nei tuoi sogni.
Ho udito i sussurri degli angeli
che ascoltano Casa.
Perciò ho ritratto la mano
preoccupato di poterti svegliare
nonostante la mia delicatezza.
Ma tu rimanevi coi tuoi sogni
mentre io li guardavo farsi strada verso di te
nella grazia del sonno.
E sognai di essere un eco del tuo corpo,
raggomitolato a fianco a te come un cercatore fortunato
che finalmente ha trovato l’oro.
Ho quasi pianto al suono del tuo respiro
ma sono rimasto silenzioso come un lago d’inverno
e mi sono morso il labbro
per essere sicuro di non essere scoperto.
Non volevo intromettermi,
perciò ho messo da parte il mio sogno
e ho preso la tua mano
da sotto le coperte.
Una mano il cui ingresso nella carne
probabilmente è stata l’esca che mi ha portato qui.
E mentre la tenevo
ho ricordato perché sono venuto −
per sentire il tuo palpito e il battito del tuo cuore nella profondità del sonno.
Ho ricordato perché sono venuto
nella grazia del sonno –
per tenere la tua mano, toccare il tuo viso
e ascoltare il delicato respiro di un angelo,
raggomitolato con noncuranza tra le lenzuola
intarsiate della tua bellezza.
Calda presenza
Una volta indossavo un amuleto
che proteggeva dal forcipe dell’umanità.
Teneva a bada la falange di lupi
che mi circondavano come spettri del Getsemani.
Spettri che anche ora
ripetono il loro mantra come gusci di conchiglia.
Persuadendomi a venir fuori e a unirmi alla tribù terrena.
A svelare l’ampiezza del mio dolore
come un seme di pioppo al vento.
Ora ascolto e guardo in cerca di segni.
Per risultare un recluso che guarda di sbieco ambivalente
inscritto a dire cosa è stato confinato dalle serrature.
È tutto concepito nella guaina del cavo
che ci connette alla Cultura.
Il singolo nero componente che ci descrive a Dio.
Il DNA che controlla la nostra immagine
e guida la nostra naturale selezione di jeans.
Ci sono sussurri di canzoni tremolanti
nel tuono buio e nefasto?
C’è davvero un sole
dietro questo muro di nuvole monotone
che battono un miliardo di martelli di luce?
Ci sono piccoli denti piatti che stillano veleno.
C’è una clemenza integra
negli occhi del carnefice
mentre le sue mani operano per uccidere.
Ma non c’è giustificazione per i santi guardoni
che piangono solo con gli occhi.
C’è solo un sentiero da seguire
quando connetti la mano all’occhio
e liberi gli spettri.
Questa poesia è un’ombra del mio cuore
e il mio cuore l’ombra della mia mente
che è l’ombra della mia anima,
l’ombra di Dio.
Dio, l’ombra di qualche sconosciuto, inimmaginabile
ammasso di intelligenza dove le galassie
sono cellule nel corpo universale.
Sono connesse le ombre?
Può questo vasto ammasso sconosciuto raggiungere questa poesia
e assemblare parole che si accoppiano in una sacra giunzione?
È la ragione per cui scrivo,
benché non possa affermare che questa giunzione sia mai stata trovata (almeno non da me).
È più probabile che qualche mano empia,
pallida per l’oscurità, si protenda e getti il suo dolore.
Che qualche ombra o spettro minore
posizioni la mia mano in un avamposto solitario
per reclamare qualche perduta luminanza.
Lo spettro si sforza di ascoltare le canzoni
che vengono mormorate.
Coordina con occhi indagatori.
Pela la buccia per toccare il morbido frutto.
Congiunge le ombre in una.
Ho sognato di trovare una richiesta di riscatto
scritta da Dio di suo pugno.
Scritta così in piccolo che potevo a malapena
leggerne il contenuto, che diceva:
«Ho la tua anima e a meno che non mi consegni –
in piccole poesie prive di contrassegno –
la somma dei tuoi dolori, non la rivedrai mai viva.»
E perciò scrivo mentre qualcosa di sconosciuto si avvolge a spirale attorno a me,
irresistibile alla mia mano, ma tuttavia invisibile.
Altri spettri del Getsemani che onorano
il dolore come confessori professionisti
persi nella loro angoscia.
Io posso raggiungere girasoli alti come un raggio di luna
ma non posso raggiungere la somma dei miei dolori.
Essi mi sfuggono come stelle incandescenti
che cadono la notte fuori dalla mia finestra.
La mia anima dev’essere inquieta.
Il riscatto è troppo alto per essere pagato,
persino per un poeta che esplora
lo strato oscuro della Cultura.
L’anno scorso ho trovato una traccia
− come un angelo nella neve –
di qualche animale, forse un cervo o un orso.
Quando la toccai sentii una calda presenza di vita,
non la fredda radiazione dei cerchi nel grano.
Questa calda energia dura solo un momento,
ma se viene toccata dura per sempre.
E questa è la mia paura:
che la somma dei miei dolori duri per sempre
se viene toccata, e che anche se la mia anima
verrà restituita incolume,
ricorderò la fredda radiazione
e non la calda presenza di vita.
Ora piango quando i bambini cantano
e nel mio cuore scavo una tana per la loro calda presenza.
Ora percepisco Dio aggiornato
dalla fonte delle ombre.
Ora percepisco lo strattone delle briglie
che mi domano come un cavallo selvaggio
diventato improvvisamente remissivo.
Non posso combattere gli spettri
o controllarli o mandarli via.
Mi pungolano
come se un fiume di lava continuasse a scorrere nell’aria fredda della notte
senza stancarsi mai.
Senza cessare mai la sua ricerca
del posto perfetto per diventare una scultura.
Un’anonima caratteristica del paesaggio cinereo.
Se mai troverò la somma dei miei dolori
spero che sia sulla torre del ponte
dove posso vedere entrambe le strade
prima di andare oltre.
Dove posso vedere le contraffazioni come un miraggio nitido
e sbarazzarmi delle mie briglie.
Dovrò essere feroce quando la affronterò.
Dovrò esplorare la sua innominabile luce
e svelare tutte le ombre
intrecciate come omini di carta tagliati da un multiverso di esperienze.
Dovrò lasciare che mi circondino
e che in un unico risonante coro conferiscano la loro epifania
così che io possa consegnare il riscatto e reclamare la mia anima.
Quando tutti i miei dolori saranno riuniti attorno a me
in un cerchio ininterrotto li fisserò con lo sguardo.
Dietro di loro attende un secondo cerchio,
ancora più ampio e molto più potente.
È il cerchio della calda presenza della vita
dopo che i dolori sono passati sotto la fonte delle ombre
e si sono trasformati, simili all’immobile crisalide
che partorisce angeli iridescenti.
WingMakers – Dipinto della Camera 14 del sito Hakomi
Mi sembra doveroso, dopo avere tradotto e pubblicato le 48 poesie dei WingMakers, dedicare un post all’argomento per dare alcune indicazioni che possano aiutare i lettori che in qualche modo ne siano stati attratti ad accostarvisi con maggiore consapevolezza.
Non essendo un “esperto” del materiale dei WingMakers, prima di offrire il mio personale punto di vista preferisco lasciare la parola prima di tutto a John Berges, curatore dell’opera completa dei WingMakers (Collected Works of the WingMakers), che in una saggio sulle poesie della Camera 16 (The WingMakers Poetry of Chamber 16), scritto insieme alla moglie Darlene, spiega:
«I materiali dei WingMakers comprendono racconti, musica, arti visive e immagini, filosofia, linguaggio simbolico e poesie. In breve, questa raccolta di mezzi espressivi ci attrae emozionalmente attraverso la musica e l’arte e intellettualmente attraverso la filosofia e i racconti. Gli individui vengono attratti da alcune cose più che da altre, è questo vale anche per il materiale dei WingMakers. Nella nostra esperienza di lavoro col materiale dei WingMakers, la poesia è spesso l’ultimo elemento a venire esplorato. Ciò probabilmente è dovuto all’effetto della cultura moderna nella quale i mezzi audio e visivi giocano un ruolo predominante.
Detto questo, le poesie dei WingMakers possono essere altrettanto insolite come il resto del materiale dei WingMakers. Noi non siamo esperti di poesia e perciò non possiamo giudicarne la qualità artistica. Ma la qualità della loro struttura e della loro espressione nei termini del linguaggio poetico non è la cosa essenziale. Esse sono progettate per stimolare le emozioni e per suscitare il pensiero lungo le linee della vita e il suo significato. Oltre a questi aspetti principali, le poesie dei WingMakers offrono anche dei suggerimenti e degli indizi sulla filosofia dei WingMakers.
Seguendo lo stile di tutti gli autentici materiali codificati di natura esoterica, svelano e celano allo stesso tempo le informazioni. Le poesie dei WingMakers possono essere estremamente dirette nella loro descrizione della filosofia dei WingMakers, e alternativamente possono essere enigmatiche e oscure. Allo scopo di offrire una miglior comprensione delle poesie dei WingMakers è utile riportare un dialogo dalla seconda intervista al dottor Neruda: Sarah: La cosa è interessante. Tutte le cose – i dipinti, la musica, i manufatti e la filosofia – sono state messe una per ogni camera. Cosa pensa del fatto che abbiano messo due poesie per camera invece di una? Dr. Neruda: Secondo me, è stato fatto per fornire una prospettiva più ampia del singolo tema rappresentato specificatamente in ogni camera. Le poesie sembrano progettate per fornire una prospettiva sia personale che universale di ognuna delle camere … ma per ora questa è solo un’ipotesi. Sarah: Presumo, da quel che mi ha appena detto, che le poesie siano un po’ meno astratte se poste in relazione con la filosofia e i dipinti. Ha pensato a come le poesie si relazionano ai dipinti? Dr. Neruda: Sì. E credo che le poesie e i dipinti siano più fortemente connessi tra loro rispetto a tutti gli altri oggetti delle camere. Penso che i dipinti illustrino in maniera molto sottile i temi rappresentati dalle poesie. In pratica, quando il dipinto rappresenta un insieme di oggetti astratti, la poesia è a sua volta più astratta. Quando il dipinto è più figurato la poesia è più simile alla prosa. Sarah: Intende dire che le poesie racchiudono il significato centrale di ogni camera? Dr. Neruda: Non ne sono sicuro, ma sembra che la poesia s’intrecci simbolicamente con il dipinto della camera a cui è associata. Il problema è che la poesia è a tal punto interpretabile da essere impossibile conoscere con precisione qual è il tema a cui si riferisce. Inoltre, come ho già detto prima, la grammatica e la sintassi del loro linguaggio è molto differente dalla nostra, non terminano le frasi usando il punto. In altre parole, se facessimo una traduzione alla lettera non ci sarebbe una struttura della frase… un accostamento sintattico logico… il che semplicemente significa che un linguaggio astratto scorrevole sarebbe molto difficile da comprendere per la maggioranza delle persone. Quando ho fatto la traduzione delle poesie, ho composto la struttura della frase frammentandone il significato in modo che potessero essere meglio comprese. Forse nel processo ho alterato non intenzionalmente il significato, ma era l’unico modo, altrimenti la poesia sarebbe stata troppo astratta per essere capita. Sarah: C’è un collegamento tra la poesia e la filosofia di ogni camera? Dr. Neruda: Io e il mio collega sentivamo che tutti gli oggetti all’interno di una specifica camera erano collegati … e in modi che probabilmente non sapremmo immaginare. … »
Come puntualizzano i Berges, le poesie dei WingMakers sono dunque «progettate per stimolare le emozioni e per suscitare il pensiero lungo le linee della vita e il suo significato». E nella “mitologia” delle interviste al dottor Neruda (che costituiscono una sorta di appendice al romanzo Ancient Arrow, il primo tra quelli scritti da James Mahu, il creatore di tutto il materiale dei WingMakers) le poesie vengono messe in stretta relazione con i dipinti della camera corrispondente.
I Berges definiscono anche le poesie un “materiale codificato di natura esoterica”. E per capire meglio la valenza e la portata di questa codifica possono aiutarci le parole dello stesso James: «La mitologia dei WingMakers è un’opera codificata, vale a dire che ci sono frequenze di luce e di suono intessute nella musica, nei dipinti delle camere, nella filosofia, nella storia e nelle poesie. Queste frequenze, in sé, sono invisibili… si sentono con il cuore più che con il raziocinio della mente. Coloro che studiano il materiale solo con la mente, specialmente una mente insediata nella visione storica di Dio e dello Spirito, avranno una diversa esperienza rispetto a chi porta con sé sia il cuore che la mente, e lascia andare i punti di vista storici. Le mitologie e le storie sono in realtà la comunicazione preferita del Lyricus [il Lyricus è un ordine di insegnanti dei WingMakers, di cui James fa parte, che ha il compito di aiutare le specie umane esistenti in tutto l’universo a risvegliarsi e a scoprire scientificamente l’esistenza dell’anima], perché si offrono più innocenti, senza l’abituale ricamo del controllo dei fatti, dell’analisi intellettuale, del paragone e così via, che sono tutte caratteristiche dell’intelletto e dell’ego. Per quanto sia possibile, noi cerchiamo di attenuare la possibilità che l’ego e l’intelletto dominino l’interpretazione del materiale. Vedi, la mente storica è gravata dalle parole e dalle opinioni di migliaia di scrittori fin dall’inizio della storia umana. La reale importanza del materiale dei WingMakers è, in effetti, quella di spostare la persona dalla mente storica e portarla a percepire la connessione al suo Sé Superiore e allo Spirito che lo sostiene. Facendolo, la persona può più facilmente accedere al tono di uguaglianza o alla facoltà intuitiva del suo cuore che apre il canale alla Verità Vivente.» (tratto da Intervista a James Mahu di Mark Hempel – 5 aprile 2008)
Così come la musica e i dipinti, anche le poesie (in particolare alcune di esse) sono al centro di una pratica consigliata dai WingMakers per sfruttarne appieno le potenzialità. Questa pratica − chiamata “tecnica di acquisizione emozione-anima” − viene descritta nello scritto Filosofia dei WingMakers: Camera 4: «L’anima acquisisce risposte emozionali attraverso lo strumento umano. Le emozioni, per definizione, sono risposte a un evento temporale, a un’energia, a una memoria o ad una aspettativa. La mente e il corpo condizionano prevalentemente le risposte emozionali, mentre l’anima osserva e acquisisce la loro essenza costruttiva di collegamento, di apprezzamento e di particolare profonda comprensione.
Il corpo e la mente acquisiscono dalle risposte emozionali anche un insegnamento ma, a differenza dell’anima, sono incapaci di discernere il costruttivo dal distruttivo, così sono più influenzati dalle risposte emozionali di rabbia, avidità e paura. Queste emozioni ancorano solidamente la mente al sistema energetico basato sulla sopravvivenza come null’altro nel mondo della creazione.
Lo Spirito-Essenza dello strumento umano che lo guida verso la totalità con la Sorgente d’Intelligenza, e infine con la Sorgente Primaria, è personificato emozionalmente in forma di voce. Questa voce si sente nell’astrazione della poesia progettata con uno specifico ritmo e vibrazione di significato.
La tecnica di acquisizione emozione-anima implica di discernere la voce emozionale di una poesia, con l’intenzione che quella voce risuoni entro la vostra anima e rilasci l’emozione che emerge dalla risonanza, lasciandola vagabondare da voi come un animale selvaggio liberato nel suo habitat naturale.
Ci sono dieci poesie nel sito Ancient Arrow dei WingMakers designate all’applicazione di questa tecnica. E sono: Cerchio (Camera 11), Eternamente (Camera 9), Un Giorno (Camera 4), Ascolto (Camera 1), Successivamente (Camera 17), Di Questo Luogo (Camera 6), Calda Presenza (Camera 22), Un’Altra Mente aperta (Camera 8), Le Cose Luminose (Camera 9), Il Canto delle Balene (Camera 7).
Ogni poesia colpisce una corda emozionale di sottile dissonanza. È la dissonanza che muove le risposte emozionali, rendendole accessibili alle energie superiori dello strumento umano. Questa dissonanza non implica rabbia, avidità o paura, ma piuttosto i più sottili sentimenti di separazione, abbandono e rifiuto spirituale.
L’acquisizione emozione-anima paga il tributo a questi sentimenti e cerca di mettere nelle mani dell’anima le redini della dissonanza, assicurandosi così che le emozioni abbiano voce e influenza nella formazione del giudizio, dell’intuizione e del ragionamento dell’anima. Sono le silenziose emozioni della separazione e dell’abbandono che alimentano le aspre emozioni di paura, avidità e rabbia. La poesia può far uscire queste silenziose emozioni e liberare la loro presenza all’anima e, così facendo, permettere loro di essere onorate e − in questo processo − comprese.
Questa comprensione aiuta a diminuire la rabbia e la paura della mente e del corpo, che alienano lo strumento umano dalla Sorgente Intelligenza e dalla comprensione della coscienza del Navigatore di Totalità. Perciò la tecnica di acquisizione emozione-anima consiste nel seguire la traccia della voce delle dieci poesie sulle sottili emozioni di abbandono e separazione, permettendo a queste emozioni di emergere entro il proprio sé come se fossero sul display della propria anima. Queste emozioni sono come corde che attirano le emozioni aspre nella corrente della vostra vita che vi ancorano al sistema energetico di sopravvivenza. Potete eliminare o allentare le emozioni stridenti nella misura in cui potete eliminare o allentare le “corde” delle emozioni silenziose.
Accertatevi che ciascuna di queste tre tecniche che potete praticare [si riferisce anche alle altre due tecniche relative alla musica e ai dipinti] siano fatte in nostra presenza. Voi non siete soli e non fallirete mai. Se i vostri risultati non sono come vi aspettate, abbandonate le vostre aspettative. Lasciatele da parte e ponete il vostro obiettivo sul non avere obiettivi o standard. Riconoscete anche che le comprensioni e i cambiamenti nei vostri sistemi energetici potrebbero rivelarsi in modi inaspettati, e quindi rimanervi in gran parte invisibili se avete posto aspettative sulla loro materializzazione.»
Questo è quanto ho reperito finora nel già vasto materiale dei WingMakers e dei commentari che si riferisce direttamente ed esplicitamente alle poesie. E temo che il lettore che ha avuto la pazienza di arrivare fin qua possa avere capito molto poco e magari essere preso dallo sconforto o dal disinteresse. Ma confido invece che, come è successo a me, abbia anche percepito una sottile ma intensa risonanza nel suo cuore. Come James ha spiegato, infatti, le frequenze intessute nel materiale dei WingMakers «si sentono con il cuore più che con il raziocinio della mente».
Ognuno poi può trovare un suo particolare approccio. Su questo i WingMakers lasciano piena libertà. Anche per quanto riguarda le tecniche e le pratiche che i WingMakers insegnano (e ce ne sono diverse e di vario genere, dalla Pausa quantica, una tecnica di respirazione per riconnettersi alla Sovranità Integrale, alla Tecnica del Cuore neutro, per ripulire il proprio campo energetico dalle emozioni disturbanti, tanto per citarne un paio) non vengono dati parametri rigidi o direttive esclusiviste.
A proposito della Tecnica del Cuore neutro ad esempio James dice: «Come ogni tecnica, la Tecnica del Cuore Neutro è una struttura. Puoi sperimentarla, aggiungere le tue idee personali e adeguarla alla tua personalità. Se trovi un modo migliore per esprimere i passi del processo che ti aiutano ad entrare nello scopo fondamentale della tecnica, allora sentiti libero di utilizzare questi aggiustamenti.»
Questa sua affermazione mi sembra paradigmatica e applicabile a tutte le tecniche. Sperimentando si può capire quello che è necessario per non far crollare la struttura e quello che invece può essere modificato, aggiunto o eliminato.
Personalmente, forse per il fatto di aver portato avanti quotidianamente e indefessamente, per quasi trent’anni, la pratica buddista insegnata dal monaco giapponese Nichiren, ho sviluppato, in una sorta di rigetto postumo, una certa avversione per le pratiche e le tecniche che, come è ovvio, per essere efficaci devono essere ripetute nel tempo. Così, anche nel caso dei WingMakers, se da un lato sono attratto da alcune delle pratiche che insegnano – e sta nascendo in me il desiderio e l’intenzione di sperimentarle – dall’altro per il momento ho preferito lasciarmi guidare dal mio approccio anarchico, ascoltando le loro musiche, ammirando i loro dipinti appesi nella mia casa e nel mio studio, leggendo avidamente i loro scritti filosofici, e cercando di connettermi con le loro frequenze nel corso delle mie meditazioni.
Ed è così che ho sentito l’impulso di dedicarmi alla traduzione delle poesie, come mia strategia personale per entrare in risonanza con le frequenze dei WingMakers e attivare in qualche modo il processo di cambiamento da loro indicato. Traducendo le poesie ne sono stato toccato profondamente. La loro voce ha fatto vibrare in profondità le mie corde interiori e ha fatto risuonare, in alcuni momenti dolorosamente, proprio quei «sottili sentimenti di separazione, abbandono e rifiuto spirituale» di cui parla James.
Ovviamente nella traduzione ho trovato spesso grandi difficoltà. Sia quelle insite inevitabilmente in qualunque opera di traduzione da una lingua all’altra e in particolare nella traduzione del linguaggio poetico, sia quelle peculiari di un’opera poetica codificata e di natura esoterica che, come dice John Berges, è spesso enigmatica e oscura. In molti casi, al di là del significato letterale delle singole parole o frasi, non capivo quello che stavo traducendo, e mi sono lasciato andare alla mia intuizione e al mio sentire. Sicuramente parte della codifica delle «frequenze di luce e di suono intessute … nelle poesie» di cui parla James nella mia traduzione è andata perduta.
Cionondimeno, forse presuntuosamente, credo che anche tradotte le poesie mantengano gran parte del loro potenziale e che sia ancora possibile applicare ad esse la tecnica di acquisizione emozione-anima sopraccitata.
Il mio consiglio è di leggere più volte le poesie ad alta voce lasciandosi trasportare dal ritmo e dal suono oltre che dal significato. E insieme lasciarsi suggestionare dai dipinti collegati.
Credo anche che sia sensato partire dalle dieci poesie specificamente designate per l’applicazione della tecnica di acquisizione emozione-anima. Ma credo sia lecito anche utilizzare qualunque poesia in base alle proprie risonanze.
Nel mio caso, ad esempio, le ho tradotte in ordine sparso lasciandomi guidare dall’istinto e dall’attrazione più o meno intensa che provavo per i dipinti. Così facendo, potrei dire che in qualche modo «ho visto le galassie volteggiare come ruote di stelle che spiraleggiano fino al pensiero di una visione sacra. Ho percepito il mio spirito seguire l’unico suono libero.» (da Cerchio, Camera 11)
Nel blog del sito dei WingMakers ho trovato una poesia di James Mahu, il creatore di tutto il materiale dei WingMakers, che mi è piaciuta molto. Il titolo è Io sono Noi siamo (I am We are), un concetto che in ultima analisi è il punto centrale della filosofia dei WingMakers e definisce la rete delle Sovranità Integrali. La Sovranità Integrale (la nostra vera identità fuori del tempo e delle limitazioni dello strumento umano in cui si incarna) è insieme individuale (Io sono) e collettiva (Noi siamo). Ho deciso immediatamente di tradurre la poesia per poterla mettere a disposizione sul mio blog (trovate l’originale a questo link: https://www.wingmakers.com/i-am-we-are/). Alla fine del post trovate anche il video originale elaborato da James col testo della poesia in inglese. Esiste un altro video più lungo sottotitolato in italiano e pubblicato sul sito Stringhe di eventi (https://stringhedeventi.com/2016/03/13/io-sono-noi-siamo-video-sottotitolato/). Questo secondo video è molto bello ma i sottotitoli in italiano lasciano un po’ a desiderare.
Io sono Noi siamo
Noi siamo granelli di cielo
un coro silenzioso di cuori che battono.
Noi siamo una palpebra
delle dimensioni di una galassia
che si apre come un sole nascente.
Se guardiamo fuori
veniamo assorbiti da
Io sono Noi siamo —
roteando nella curvatura
della cattedrale dell’universo.
Il suono è unità.
Le onde lunghe non hanno orizzonti,
le loro rotte
tracciate dal cuore del Creatore
tornano indietro.
Ascolta …
riesci a sentire le sottili linee ondulate
attraverso le quali puoi andare oltre?
Là …
là …
e là …
Dietro le erbacce incolte
il canto conduce a
Io sono Noi siamo.
Può sembrare improbabile
che ciò che è piccolo
e solitamente ignorato
sia potente,
ma
la radice
nutre
la foglia.
Il vero potere attende sussurrando.
Sotto lo stato fondamentale.
È in quiete.
Non si tende,
non si slancia,
non stringe,
non afferra
perché non è muscolo.
O osso.
O mente.
Non è nemmeno umano.
Ricordalo.
Il potere non è
ciò che ci è stato
insegnato.
Il potere è
lo sguardo interiore
che discerne
Io sono Noi siamo,
e poi veste ogni nostra azione
con quegli abiti eleganti
e nient’altro.
Così come la luce bianca
non è altro che
tutti i colori.
Noi siamo corpi d’aria.
Più profondamente, non siamo affatto corpi.
Noi siamo
la Sovranità Integrale …
che è
Io
e
Noi
allo stesso tempo.
Un unico luogo.
Unico e uguale.
Nessun predominio.
Equilibrio.
Noi siamo numeri invisibili
più che lettere riunite,
in cima alla Tavola Periodica.
Suono
più che massa.
Profondità
più che epidermide.
Noi siamo i pompieri
per gli incendi dell’ego e della separazione.
La nostra “acqua” è
Io sono Noi siamo.
Sfidiamo a braccio di ferro l’anima priva di arti.
Puntiamo il dito allo specchio
che osa dar lezioni.
Guardiamo dentro di noi
e analizziamo:
“Io sono?”
“Noi siamo?”
“Realmente?”
Splendida chiarezza,
la visione sazia
è spesso prima di tutto vista
e in ultimo seguita.
Cresciamo in luoghi nascosti.
Nasciamo nella musica
di spazi tranquilli
permeati da pause
e dal suono rotondo di piume volanti.
La palpebra si apre.
Tinte chiomate di blu, verde, marrone e grigio
vengono alla vita,
incessanti nella loro richiesta di scoprire
Io sono Noi siamo.
È questo e nient’altro.
Così come la luce bianca
non è altro che
tutti i colori.
Un paio di settimane fa ho “scoperto” un video di James Mahu, il creatore di tutto il materiale dei WingMakers, che ancora non conoscevo. L’ho trovato profondo, stimolante e commovente.
Ovviamente il video è in inglese e per quanto sia godibile a prescindere dal testo ho immediatamente deciso di tradurlo e renderlo fruibile sul mio blog per chi non ha dimestichezza con l’inglese.
Nella prima parte del video è presentata una poesia di James intitolata Love Wins . Ecco la mia traduzione.
L’amore vince
Noi siamo la progenie di venti ancestrali
che traccia la distanza di paradisi invisibili.
La radicata ricerca
dell’ordine implicato.
Le ombre profonde conducono l’epifania.
Noi deceleriamo a un modello di individualità,
la delicata crosta di un’illusione
che genera l’intelletto del nostro cuore.
Un dio recita il nostro nome
e noi nasciamo …
Condotti da una forza che vede tutto.
Trattenuti da una forza che si sente piccola.
Quando le galassie fanno guizzare la luce fino a noi,
noi guardiamo ammaliati
i pixel guizzanti,
nello specchio degli specchi.
Qui non ci sono battaglie.
L’amore vince …
amore.
È la più antica equazione della Verità.
La pulsazione dell’anima,
che brama di essere espressa
come la capocchia di un fiammifero cerca lo smeriglio.
La scintilla divina ricongiunta all’illimitato.
Sotto il pelo dei lupi
un milione di generazioni dominate dalla sopravvivenza.
Noi siamo un milione di generazioni
sull’altro lato della membrana.
I muri imperfetti crolleranno
come una falsa protezione.
Nel vestito di luce,
indomabili,
noi voliamo
sotto il sogno del Creatore.
Nella luce abbagliante dell’amore
solo una cosa è necessaria …
qualcuno come te.
Nella seconda parte del video è riportato il seguente estratto da un intervista telefonica fatta da Mark Hempel a James Mahu nell’aprile del 2013: «Io vedo la cosa in questo modo: la Sorgente Primaria o Dio o Creatore o Universo, in qual modo lo si voglia pensare, trasmette la sua energia intelligente a tutto ciò che è, come Intelligenza Sorgente o Spirito. Questo Spirito è ovunque, ciascuno di noi compreso. Scorre attraverso di noi; è dinamico, sempre in continuo cambiamento, ha la capacità di risponderci proprio come noi rispondiamo a lui. In altre parole, è interattivo. Quando giochiamo a un gioco interattivo sul Nintendo, o sul nostro computer o sullo smartphone, stiamo interagendo con il progetto del gioco nella speranza di raggiungere i checkpoint e continuare la sfida ai livelli superiori, completare il gioco e ottenere un alto punteggio. L’interazione con l’Intelligenza Sorgente è differente. Non si tratta di punteggi alti e di terminare il gioco. Si tratta di scoprire il modo di aumentare la consapevolezza dentro di sé così da poter creare ed esprimere le virtù del cuore nella propria vita incondizionatamente. Potete modularle controllandole. Potete combinarle insieme e metterle in sequenza a seconda delle specifiche situazioni, man mano che si presentano. Potete portare la vostra mente superiore e il profondo del vostro cuore allineandoli al servizio dell’Intelligenza Sorgente, e farlo coscientemente, volontariamente, con attenzione e autenticità.»
Nota: Le sei virtù del cuore citate da James nell’intervista sono: appreciation (apprezzamento), compassion (compassione), forgiveness (perdono), humility (umiltà), understanding (comprensione) e valor (ardimento). Se volete saperne di più potete leggere lo scritto di James Vivere dal cuore.
E finalmente ecco il video Love Wins scritto e diretto da James Mahu. Buona visione!
WingMakers – Dipinto della Camera 20 del sito Ancient Arrow
WingMakers − Poesie della Camera 20 del sito Ancient Arrow
(tradotte liberamente da Momi Zanda − il testo originale inglese si trova nella sezione Poetry del sito www.wingmakers.com)
Proiettili e luce
Stanotte vado alla deriva,
come se un privilegio negato
fosse il passaggio
per tenere insieme corpo e anima.
Tu hai tenuto a bada così tanto
che mi chiedo se la tua magia
sia di addomesticare la passione.
Circondato dalla tua spietata artiglieria
lanci i tuoi proiettili come banchi di pesci
che sfrecciano verso un banchetto,
ed io balzo in avanti stanco di essere il cibo.
Se mi guardo indietro
posso vedere frammenti di te
che si celano nel sottobosco,
ostinati residui del tuo cuore scomparso.
Posso amarli ancora.
Posso ancora abbracciare i loro fragili nervi
saldati insieme con una fiamma ossidrica
ribollente di luce così pura come nessun’altra.
Forse mi allontano
a causa della disparità che vedo.
Proiettili e luce.
Che strani alleati.
Ma tu non lo ammetterai mai,
né solleverai mai dubbi su di me.
Io rimarrò sempre un enigma buttato
come immondizia sul tuo sentiero assoluto.
Un improvviso raggio di luce
che genera un’ombra profonda
che acceca temporaneamente.
Occhi mossi dalla speranza
hanno sempre cercato di sottrarti alla natura scimmiesca
che si ammucchia ai tuoi piedi
e ti strattona come un bambino abbandonato.
La mia fame soprannaturale mi ha allontanato da te
anche contro la mia volontà, o almeno la mia volontà cosciente.
C’era sempre qualcosa che calcolava
la distanza tra di noi.
Qualche abaco cosmico che computava somme
di proiettili e luce
cercando di far quadrare i conti
ma senza mai riuscire a individuarne la frequenza esatta.
La natura degli angeli
Mezzanotte nel deserto e tutto è bene.
Mi sono detto questo e così è,
o non è,
non ho ancora del tutto deciso.
Non fare caso all’ululato dei coyote
o alla luce calante.
La santità reclama i miei occhi stanchi
quando io ricambio lo sguardo delle stelle.
Sembrano insonni
ma forse sono solo schizzi d’inchiostro
e chi è davvero insonne sono io.
C’è qualcosa qui che mi annulla.
Nella sua abbondanza io sono assente.
Perciò ho urlato agli spiriti del deserto,
ditemi i vostri segreti
o io vi dirò i miei dolori.
Gli spiriti allora si sono allineati velocemente.
Ali che frusciano.
Cuori in agitazione.
Ho udito molte voci divenire una sola voce
che ha parlato al cielo spoglio
come un cardine della terra.
Noi non abbiamo segreti.
Noi siamo semplicemente finestre sul tuo futuro.
Cosa è ora e cosa è poi
è la domanda a cui rispondiamo.
Ma la domanda l’hai fatta tu.
Se c’è un segreto che manteniamo
non è qualcosa che è imbaldanzito dalle parole
o di cui parliamo abitualmente.
Mi rivolsi alla voce,
quale saggezza c’è in questo?
Se le parole non possono esprimere la tua segreta saggezza
allora io sono sordo e tu sei muto e entrambi siamo ciechi.
Io almeno posso esprimere il mio dolore.
Di nuovo le ali frusciarono
e le voci si unirono
sperando che il dolore non sarebbe zampillato
come sangue sul deserto.
Ma non ci furono più suoni
tranne quelli del coyote e del gufo.
E poi una strana risolutezza permeò il mio sguardo.
Percepii una presenza
come se un immenso angelo scolpito nella pietra
fosse stato messo dietro di me.
Non potevo voltarmi per paura che la sua scomparsa
avrebbe fatto zampillare il mio dolore.
Ma la presenza crescente era troppo potente per essere ignorata
perciò mi voltai per affrontarla
e mi trovai di fronte un coyote burlone
che mi guardava con occhi di vetro
dipingendo il mio fuoco, annusando la mia paura,
e allontanando il mio dolore nell’intimità.
E io compresi la natura degli angeli.
Intossicato da pensieri infantili
mi chiedo
perché le anime siano così profonde e gli uomini così ciechi.
Come possono le anime venire oscurate
da menti così piccole?
Amiamo gli umidi corridoi dell’Inferno?
Dove ogni goccia di acqua pallida
che cola dalle pareti della caverna
è musica sporca scavata nel silenzio …
I miei sogni preferiti sono scomparsi
cavalcando le aquile.
Con le ali che vanno verso il basso e poi si innalzano,
sono spazzati via
come semi eleganti e raffinati
da un vento cristallino.
Senza di essi
sono divinamente arido
come un recipiente vuoto privato del suo scopo.
Posso solo fissare il silenzio
cercando continuamente di ascoltare il mormorio del cielo,
sapendo che dietro la nebbia che infittisce
gli angeli costruiscono ripari per l’innocenza umana.
Ripari lacerati da qualcosa di oscuro
e gravemente feriti.
I cieli sono immuni a qualunque malattia.
Pensavo di essere dotato
di una promessa bellezza
che avrebbe liberato i sogni dimenticati di un semidio.
Che avrebbe sciolto i loro deboli nodi
e li avrebbe affidati alla carezza della luce.
Ma i regni gloriosi che un tempo erano miei,
dilaniati e macchiati di sangue,
sono sfuggiti dalle mie mani in disuso
simili a una ragnatela abbandonata a un vento spettrale.
Posso ancora toccarli.
Posso ancora sentire la loro ombra attraverso le mie mani.
Il loro potere, come una tempesta elettrica
che vaga senza meta priva di propellente,
presto si esaurirà.
Questo pezzo di carta
è lacerato da qualcosa di oscuro
e gravemente ferito.
È lo specchio che tengo davanti al cielo annerito.
Un sacrificio infido.
Saltando da stella a stella
i miei occhi intessono una costellazione.
I miei pensieri cercano la ricchezza inesauribile.
Il mio cuore presta ascolto al suono
di bambini sognanti immacolati.
Il vagabondo dei sogni ricambia il mio sguardo.
Chiama il mio nome con voce sommessa.
Mi fa cenno distendendo un’ala.
«Vola! I tuoi sogni preferiti ti aspettano.»
La voce esplose come un tonante giuramento.
Le mie ali tremarono di potere proibito
mentre cercavano segni di liberazione
nelle correnti del vento.
Correnti che mi avrebbero portato sui rami alti degli alberi
allattando il sole in campi oltre il mio regno.
Nell’arco di un istante
spiegai le ali e balzai verso il cielo
nel vestibolo blu.
Pura velocità.
I fiumi al di sotto erano turgide vene marrone
sulle gambe della terra
o ferite crudeli che sanguinavano verde.
Il sole bucava le nuvole
con delicate lance di luce cremisi.
La luna stava sorgendo nel cielo ad oriente –
un guscio d’ostrica
butterato dal tempo.
Venti solitari avrebbero soffiato
in cerca di un avamposto di quiete.
La prigione terrena
mi squadrò con disprezzo
come una bambinaia sollevata dal suo incarico.
Dimenticai la terra.
Cancellai la gravità.
Trovando un equilibrio tra le speranze e le paure aborigene,
divenni lo sciamano che danza nell’acqua degli spiriti degli antenati
estraendo parole e significati dalla vastità dell’aria.
Pensavo unicamente al vagabondo dei sogni …
il vento sacro che riaccende
la mia squisita brama per la cruda verità.
Per prenderla come una medicina
in una febbre insonne sperando di venire guarito.
Il pinnacolo sereno!
I luoghi polverosi della purezza.
Queste ali sono lacerate da qualcosa di oscuro
e gravemente ferite.
Mi conducono ai miei sogni preferiti
e soffocano l’inerzia dell’indifferenza assoluta.
La loro forza si accorda perfettamente
alla mia destinazione.
Ancora un miglio oltre quegli alberi,
e sarei caduto come una stella perduta
nel fossato di un mondo affamato.
I miei sogni preferiti vagheranno di nuovo.
Col tempo si innalzeranno fino agli alberi di un regno più ricco.
Le mie ali seguiranno di nuovo il loro volo,
tracciando il loro battito cardiaco,
e cuciranno una trapunta con migliaia di sogni intrecciati.
Un altro giro del cerchio infinito.
La lavagna dei sogni rivificata.
Navigabile –
anche nelle sue acque torbide
sotto i cieli nuvolosi del viaggiatore itinerante.
(Rovesciando la clessidra dei cieli)
il vagabondo dei sogni rivela:
come sopra
così sotto.
Crea il tuo mondo e lascia che vada avanti
affidato all’uno che è tutto.
La lievitazione prevarrà.
È la lezione che ho appreso con le ali distese
sotto il cielo abbagliante.
È la crudezza che cerco,
incontaminata dallo smalto altrui.
Il perdonatore
La scorsa notte abbiamo parlato per ore.
Tu piangevi per un dolore inarrestabile
mentre io sentivo una presenza imprimersi dentro di me
fonte e salvezza della tua terra strascicante.
I tuoi sentimenti sono così profondi,
la tua mente a malapena visibile
mentre guarda avanti a ciò che il cuore già sa.
Vedo la distanza che devi sanare.
Conosco il tuo cuore che batte racchiuso da angoli
che sono stati arrotondati e smussati
così come una pietra viene levigata dalle onde incessanti.
Per quello che ne so, tu sei me
in un altro corpo,
aperture dove gli spiriti entrano
per gettare la luce
interpretando sogni.
In cerca di corone.
Ci sono modi per trovare il tuo cuore
che non ho ancora scoperto?
Ingioierò senza prima assaggiare.
Non mi importa il colore.
Nulla potrebbe dissuadermi.
Nulla potrebbe diminuire il mio amore.
E solo se mancassi del tutto
di consonanza tu mi scacceresti.
La notte scorsa, so che sono stato perdonato.
Mi hai dato questo dono inconsapevolmente.
Io chiedevo il perdono
e tu mi hai detto che non era necessario.
Il tempo aveva rimescolato ogni cosa in modo diverso
ed era il perdonatore di sé stesso.
E so che tutto ciò che non c’era
lo avevi percepito e trasformato.
Aveva ricevuto una nuova vita, seppure impercettibile,
e ci aveva intrecciato insieme ad una semplice pietra bianca
che stava sul terreno a marcare un luogo di dolore.
Sotto di essa, la nostra unione, santificata da minuscole ossa
ci implorò di perdonare noi stessi
e si pose sulle nostre spalle
in memoria dell’amore, mai perduto.
La colpa non è di nessuno.
Misteriosa, si sposta nel calcolo
del piano di Dio come se nessuno pensasse
di riconfigurare il numero tre a due a uno.
La forma sta sotto la pietra.
Noi andiamo via,
sapendo che si trasferirà
nelle nostre membra
nelle nostre ossa
nei nostri cuori
nelle nostre menti
nella nostra anima.
WingMakers – Dipinto della Camera 22 del sito Ancient Arrow
WingMakers − Poesie della Camera 22 del sito Ancient Arrow
(tradotte liberamente da Momi Zanda − il testo originale inglese si trova nella sezione Poetry del sito www.wingmakers.com)
Nella grazia del sonno
Son venuto a trovarti la notte scorsa
mentre tu dormivi con l’abbandono di un bambino.
Raggomitolato con noncuranza tra le lenzuola
intarsiate della tua bellezza.
Ho posato la mano sul tuo viso
e ti ho toccato
con la massima delicatezza
perché tu potessi indugiare nei tuoi sogni.
Ho udito i sussurri degli angeli
che ascoltano Casa.
Perciò ho ritratto la mano
preoccupato di poterti svegliare
nonostante la mia delicatezza.
Ma tu rimanevi coi tuoi sogni
mentre io li guardavo farsi strada verso di te
nella grazia del sonno.
E sognai di essere un eco del tuo corpo,
raggomitolato a fianco a te come un cercatore fortunato
che finalmente ha trovato l’oro.
Ho quasi pianto al suono del tuo respiro
ma sono rimasto silenzioso come un lago d’inverno
e mi sono morso il labbro
per essere sicuro di non essere scoperto.
Non volevo intromettermi,
perciò ho messo da parte il mio sogno
e ho preso la tua mano
da sotto le coperte.
Una mano il cui ingresso nella carne
probabilmente è stata l’esca che mi ha portato qui.
E mentre la tenevo
ho ricordato perché sono venuto −
per sentire il tuo palpito e il battito del tuo cuore nella profondità del sonno.
Ho ricordato perché sono venuto
nella grazia del sonno –
per tenere la tua mano, toccare il tuo viso
e ascoltare il delicato respiro di un angelo,
raggomitolato con noncuranza tra le lenzuola
intarsiate della tua bellezza.
Calda presenza
Una volta indossavo un amuleto
che proteggeva dal forcipe dell’umanità.
Teneva a bada la falange di lupi
che mi circondavano come spettri del Getsemani.
Spettri che anche ora
ripetono il loro mantra come gusci di conchiglia.
Persuadendomi a venir fuori e a unirmi alla tribù terrena.
A svelare l’ampiezza del mio dolore
come un seme di pioppo al vento.
Ora ascolto e guardo in cerca di segni.
Per risultare un recluso che guarda di sbieco ambivalente
inscritto a dire cosa è stato confinato dalle serrature.
È tutto concepito nella guaina del cavo
che ci connette alla Cultura.
Il singolo nero componente che ci descrive a Dio.
Il DNA che controlla la nostra immagine
e guida la nostra naturale selezione di jeans.
Ci sono sussurri di canzoni tremolanti
nel tuono buio e nefasto?
C’è davvero un sole
dietro questo muro di nuvole monotone
che battono un miliardo di martelli di luce?
Ci sono piccoli denti piatti che stillano veleno.
C’è una clemenza integra
negli occhi del carnefice
mentre le sue mani operano per uccidere.
Ma non c’è giustificazione per i santi guardoni
che piangono solo con gli occhi.
C’è solo un sentiero da seguire
quando connetti la mano all’occhio
e liberi gli spettri.
Questa poesia è un’ombra del mio cuore
e il mio cuore l’ombra della mia mente
che è l’ombra della mia anima,
l’ombra di Dio.
Dio, l’ombra di qualche sconosciuto inimmaginabile
ammasso di intelligenza dove le galassie
sono cellule nel corpo universale.
Sono connesse le ombre?
Può questo vasto ammasso sconosciuto raggiungere questa poesia
e assemblare parole che si accoppiano in una sacra giunzione?
È la ragione per cui scrivo,
benché non possa affermare che questa giunzione sia mai stata trovata (almeno non da me).
È più probabile che qualche mano empia,
pallida per l’oscurità, si protenda e getti il suo dolore.
Che qualche ombra o spettro minore
posizioni la mia mano in un avamposto solitario
per reclamare qualche perduta luminanza.
Lo spettro si sforza di ascoltare le canzoni
che vengono mormorate.
Coordina con occhi indagatori.
Pela la buccia per toccare il morbido frutto.
Congiunge le ombre in una.
Ho sognato di trovare una richiesta di riscatto
scritta da Dio di suo pugno.
Scritta così in piccolo che potevo a malapena
leggerne il contenuto, che diceva:
«Ho la tua anima e a meno che non mi consegni –
in piccole poesie prive di contrassegno –
la somma dei tuoi dolori, non la rivedrai mai viva.»
E perciò scrivo mentre qualcosa di sconosciuto si avvolge a spirale attorno a me,
irresistibile alla mia mano, ma tuttavia invisibile.
Altri spettri del Getsemani che onorano
il dolore come confessori professionisti
persi nella loro angoscia.
Io posso raggiungere girasoli alti come un raggio di luna
ma non posso raggiungere la somma dei miei dolori.
Essi mi sfuggono come stelle incandescenti
che cadono la notte fuori dalla mia finestra.
La mia anima dev’essere inquieta.
Il riscatto è troppo alto per essere pagato,
persino per un poeta che esplora
lo strato oscuro della Cultura.
L’anno scorso ho trovato una traccia
− come un angelo nella neve –
di qualche animale, forse un cervo o un orso.
Quando la toccai sentii una calda presenza di vita,
non la fredda radiazione dei cerchi nel grano.
Questa calda energia dura solo un momento,
ma se viene toccata dura per sempre.
E questa è la mia paura:
che la somma dei miei dolori duri per sempre
se viene toccata, e che anche se la mia anima
verrà restituita incolume,
ricorderò la fredda radiazione
e non la calda presenza di vita.
Ora piango quando i bambini cantano
e nel mio cuore scavo una tana per la loro calda presenza.
Ora percepisco Dio aggiornato
dalla fonte delle ombre.
Ora percepisco lo strattone delle briglie
che mi domano come un cavallo selvaggio
diventato improvvisamente remissivo.
Non posso combattere gli spettri
o controllarli o mandarli via.
Mi pungolano
come se un fiume di lava continuasse a scorrere nell’aria fredda della notte
senza stancarsi mai.
Senza cessare mai la sua ricerca
del posto perfetto per diventare una scultura.
Un’anonima caratteristica del paesaggio cinereo.
Se mai troverò la somma dei miei dolori
spero che sia sulla torre del ponte
dove posso vedere entrambe le strade
prima di andare oltre.
Dove posso vedere le contraffazioni come un miraggio nitido
e sbarazzarmi delle mie briglie.
Dovrò essere feroce quando la affronterò.
Dovrò esplorare la sua innominabile luce
e svelare tutte le ombre
intrecciate come omini di carta tagliati da un multiverso di esperienze.
Dovrò lasciare che mi circondino
e che in un unico risonante coro conferiscano la loro epifania
così che io possa consegnare il riscatto e reclamare la mia anima.
Quando tutti i miei dolori saranno riuniti attorno a me
in un cerchio ininterrotto li fisserò con lo sguardo.
Dietro di loro attende un secondo cerchio,
ancora più ampio e molto più potente.
È il cerchio della calda presenza della vita
dopo che i dolori sono passati sotto la fonte delle ombre
e si sono trasformati, simili all’immobile crisalide
che partorisce angeli iridescenti.
WingMakers – Dipinto della Camera 14 del sito Hakomi
Mi sembra doveroso, dopo avere tradotto e pubblicato le 48 poesie dei WingMakers, dedicare un post all’argomento per dare alcune indicazioni che possano aiutare i lettori che in qualche modo ne siano stati attratti ad accostarvisi con maggiore consapevolezza.
Non essendo un “esperto” del materiale dei WingMakers, prima di offrire il mio personale punto di vista preferisco lasciare la parola prima di tutto a John Berges, curatore dell’opera completa dei WingMakers (Collected Works of the WingMakers), che in una saggio sulle poesie della Camera 16 (The WingMakers Poetry of Chamber 16), scritto insieme alla moglie Darlene, spiega:
«I materiali dei WingMakers comprendono racconti, musica, arti visive e immagini, filosofia, linguaggio simbolico e poesie. In breve, questa raccolta di mezzi espressivi ci attrae emozionalmente attraverso la musica e l’arte e intellettualmente attraverso la filosofia e i racconti. Gli individui vengono attratti da alcune cose più che da altre, è questo vale anche per il materiale dei WingMakers. Nella nostra esperienza di lavoro col materiale dei WingMakers, la poesia è spesso l’ultimo elemento a venire esplorato. Ciò probabilmente è dovuto all’effetto della cultura moderna nella quale i mezzi audio e visivi giocano un ruolo predominante.
Detto questo, le poesie dei WingMakers possono essere altrettanto insolite come il resto del materiale dei WingMakers. Noi non siamo esperti di poesia e perciò non possiamo giudicarne la qualità artistica. Ma la qualità della loro struttura e della loro espressione nei termini del linguaggio poetico non è la cosa essenziale. Esse sono progettate per stimolare le emozioni e per suscitare il pensiero lungo le linee della vita e il suo significato. Oltre a questi aspetti principali, le poesie dei WingMakers offrono anche dei suggerimenti e degli indizi sulla filosofia dei WingMakers.
Seguendo lo stile di tutti gli autentici materiali codificati di natura esoterica, svelano e celano allo stesso tempo le informazioni. Le poesie dei WingMakers possono essere estremamente dirette nella loro descrizione della filosofia dei WingMakers, e alternativamente possono essere enigmatiche e oscure. Allo scopo di offrire una miglior comprensione delle poesie dei WingMakers è utile riportare un dialogo dalla seconda intervista al dottor Neruda: Sarah: La cosa è interessante. Tutte le cose – i dipinti, la musica, i manufatti e la filosofia – sono state messe una per ogni camera. Cosa pensa del fatto che abbiano messo due poesie per camera invece di una? Dr. Neruda: Secondo me, è stato fatto per fornire una prospettiva più ampia del singolo tema rappresentato specificatamente in ogni camera. Le poesie sembrano progettate per fornire una prospettiva sia personale che universale di ognuna delle camere … ma per ora questa è solo un’ipotesi. Sarah: Presumo, da quel che mi ha appena detto, che le poesie siano un po’ meno astratte se poste in relazione con la filosofia e i dipinti. Ha pensato a come le poesie si relazionano ai dipinti? Dr. Neruda: Sì. E credo che le poesie e i dipinti siano più fortemente connessi tra loro rispetto a tutti gli altri oggetti delle camere. Penso che i dipinti illustrino in maniera molto sottile i temi rappresentati dalle poesie. In pratica, quando il dipinto rappresenta un insieme di oggetti astratti, la poesia è a sua volta più astratta. Quando il dipinto è più figurato la poesia è più simile alla prosa. Sarah: Intende dire che le poesie racchiudono il significato centrale di ogni camera? Dr. Neruda: Non ne sono sicuro, ma sembra che la poesia s’intrecci simbolicamente con il dipinto della camera a cui è associata. Il problema è che la poesia è a tal punto interpretabile da essere impossibile conoscere con precisione qual è il tema a cui si riferisce. Inoltre, come ho già detto prima, la grammatica e la sintassi del loro linguaggio è molto differente dalla nostra, non terminano le frasi usando il punto. In altre parole, se facessimo una traduzione alla lettera non ci sarebbe una struttura della frase… un accostamento sintattico logico… il che semplicemente significa che un linguaggio astratto scorrevole sarebbe molto difficile da comprendere per la maggioranza delle persone. Quando ho fatto la traduzione delle poesie, ho composto la struttura della frase frammentandone il significato in modo che potessero essere meglio comprese. Forse nel processo ho alterato non intenzionalmente il significato, ma era l’unico modo, altrimenti la poesia sarebbe stata troppo astratta per essere capita. Sarah: C’è un collegamento tra la poesia e la filosofia di ogni camera? Dr. Neruda: Io e il mio collega sentivamo che tutti gli oggetti all’interno di una specifica camera erano collegati … e in modi che probabilmente non sapremmo immaginare. … »
Come puntualizzano i Berges, le poesie dei WingMakers sono dunque «progettate per stimolare le emozioni e per suscitare il pensiero lungo le linee della vita e il suo significato». E nella “mitologia” delle interviste al dottor Neruda (che costituiscono una sorta di appendice al romanzo Ancient Arrow, il primo tra quelli scritti da James Mahu, il creatore di tutto il materiale dei WingMakers) le poesie vengono messe in stretta relazione con i dipinti della camera corrispondente.
I Berges definiscono anche le poesie un “materiale codificato di natura esoterica”. E per capire meglio la valenza e la portata di questa codifica possono aiutarci le parole dello stesso James: «La mitologia dei WingMakers è un’opera codificata, vale a dire che ci sono frequenze di luce e di suono intessute nella musica, nei dipinti delle camere, nella filosofia, nella storia e nelle poesie. Queste frequenze, in sé, sono invisibili… si sentono con il cuore più che con il raziocinio della mente. Coloro che studiano il materiale solo con la mente, specialmente una mente insediata nella visione storica di Dio e dello Spirito, avranno una diversa esperienza rispetto a chi porta con sé sia il cuore che la mente, e lascia andare i punti di vista storici. Le mitologie e le storie sono in realtà la comunicazione preferita del Lyricus [il Lyricus è un ordine di insegnanti dei WingMakers, di cui James fa parte, che ha il compito di aiutare le specie umane esistenti in tutto l’universo a risvegliarsi e a scoprire scientificamente l’esistenza dell’anima], perché si offrono più innocenti, senza l’abituale ricamo del controllo dei fatti, dell’analisi intellettuale, del paragone e così via, che sono tutte caratteristiche dell’intelletto e dell’ego. Per quanto sia possibile, noi cerchiamo di attenuare la possibilità che l’ego e l’intelletto dominino l’interpretazione del materiale. Vedi, la mente storica è gravata dalle parole e dalle opinioni di migliaia di scrittori fin dall’inizio della storia umana. La reale importanza del materiale dei WingMakers è, in effetti, quella di spostare la persona dalla mente storica e portarla a percepire la connessione al suo Sé Superiore e allo Spirito che lo sostiene. Facendolo, la persona può più facilmente accedere al tono di uguaglianza o alla facoltà intuitiva del suo cuore che apre il canale alla Verità Vivente.» (tratto da Intervista a James Mahu di Mark Hempel – 5 aprile 2008)
Così come la musica e i dipinti, anche le poesie (in particolare alcune di esse) sono al centro di una pratica consigliata dai WingMakers per sfruttarne appieno le potenzialità. Questa pratica − chiamata “tecnica di acquisizione emozione-anima” − viene descritta nello scritto Filosofia dei WingMakers: Camera 4: «L’anima acquisisce risposte emozionali attraverso lo strumento umano. Le emozioni, per definizione, sono risposte a un evento temporale, a un’energia, a una memoria o ad una aspettativa. La mente e il corpo condizionano prevalentemente le risposte emozionali, mentre l’anima osserva e acquisisce la loro essenza costruttiva di collegamento, di apprezzamento e di particolare profonda comprensione.
Il corpo e la mente acquisiscono dalle risposte emozionali anche un insegnamento ma, a differenza dell’anima, sono incapaci di discernere il costruttivo dal distruttivo, così sono più influenzati dalle risposte emozionali di rabbia, avidità e paura. Queste emozioni ancorano solidamente la mente al sistema energetico basato sulla sopravvivenza come null’altro nel mondo della creazione.
Lo Spirito-Essenza dello strumento umano che lo guida verso la totalità con la Sorgente d’Intelligenza, e infine con la Sorgente Primaria, è personificato emozionalmente in forma di voce. Questa voce si sente nell’astrazione della poesia progettata con uno specifico ritmo e vibrazione di significato.
La tecnica di acquisizione emozione-anima implica di discernere la voce emozionale di una poesia, con l’intenzione che quella voce risuoni entro la vostra anima e rilasci l’emozione che emerge dalla risonanza, lasciandola vagabondare da voi come un animale selvaggio liberato nel suo habitat naturale.
Ci sono dieci poesie nel sito Ancient Arrow dei WingMakers designate all’applicazione di questa tecnica. E sono: Cerchio (Camera 11), Eternamente (Camera 9), Un Giorno (Camera 4), Ascolto (Camera 1), Successivamente (Camera 17), Di Questo Luogo (Camera 6), Calda Presenza (Camera 22), Un’Altra Mente aperta (Camera 8), Le Cose Luminose (Camera 9), Il Canto delle Balene (Camera 7).
Ogni poesia colpisce una corda emozionale di sottile dissonanza. È la dissonanza che muove le risposte emozionali, rendendole accessibili alle energie superiori dello strumento umano. Questa dissonanza non implica rabbia, avidità o paura, ma piuttosto i più sottili sentimenti di separazione, abbandono e rifiuto spirituale.
L’acquisizione emozione-anima paga il tributo a questi sentimenti e cerca di mettere nelle mani dell’anima le redini della dissonanza, assicurandosi così che le emozioni abbiano voce e influenza nella formazione del giudizio, dell’intuizione e del ragionamento dell’anima. Sono le silenziose emozioni della separazione e dell’abbandono che alimentano le aspre emozioni di paura, avidità e rabbia. La poesia può far uscire queste silenziose emozioni e liberare la loro presenza all’anima e, così facendo, permettere loro di essere onorate e − in questo processo − comprese.
Questa comprensione aiuta a diminuire la rabbia e la paura della mente e del corpo, che alienano lo strumento umano dalla Sorgente Intelligenza e dalla comprensione della coscienza del Navigatore di Totalità. Perciò la tecnica di acquisizione emozione-anima consiste nel seguire la traccia della voce delle dieci poesie sulle sottili emozioni di abbandono e separazione, permettendo a queste emozioni di emergere entro il proprio sé come se fossero sul display della propria anima. Queste emozioni sono come corde che attirano le emozioni aspre nella corrente della vostra vita che vi ancorano al sistema energetico di sopravvivenza. Potete eliminare o allentare le emozioni stridenti nella misura in cui potete eliminare o allentare le “corde” delle emozioni silenziose.
Accertatevi che ciascuna di queste tre tecniche che potete praticare [si riferisce anche alle altre due tecniche relative alla musica e ai dipinti] siano fatte in nostra presenza. Voi non siete soli e non fallirete mai. Se i vostri risultati non sono come vi aspettate, abbandonate le vostre aspettative. Lasciatele da parte e ponete il vostro obiettivo sul non avere obiettivi o standard. Riconoscete anche che le comprensioni e i cambiamenti nei vostri sistemi energetici potrebbero rivelarsi in modi inaspettati, e quindi rimanervi in gran parte invisibili se avete posto aspettative sulla loro materializzazione.»
Questo è quanto ho reperito finora nel già vasto materiale dei WingMakers e dei commentari che si riferisce direttamente ed esplicitamente alle poesie. E temo che il lettore che ha avuto la pazienza di arrivare fin qua possa avere capito molto poco e magari essere preso dallo sconforto o dal disinteresse. Ma confido invece che, come è successo a me, abbia anche percepito una sottile ma intensa risonanza nel suo cuore. Come James ha spiegato, infatti, le frequenze intessute nel materiale dei WingMakers «si sentono con il cuore più che con il raziocinio della mente».
Ognuno poi può trovare un suo particolare approccio. Su questo i WingMakers lasciano piena libertà. Anche per quanto riguarda le tecniche e le pratiche che i WingMakers insegnano (e ce ne sono diverse e di vario genere, dalla Pausa quantica, una tecnica di respirazione per riconnettersi alla Sovranità Integrale, alla Tecnica del Cuore neutro, per ripulire il proprio campo energetico dalle emozioni disturbanti, tanto per citarne un paio) non vengono dati parametri rigidi o direttive esclusiviste.
A proposito della Tecnica del Cuore neutro ad esempio James dice: «Come ogni tecnica, la Tecnica del Cuore Neutro è una struttura. Puoi sperimentarla, aggiungere le tue idee personali e adeguarla alla tua personalità. Se trovi un modo migliore per esprimere i passi del processo che ti aiutano ad entrare nello scopo fondamentale della tecnica, allora sentiti libero di utilizzare questi aggiustamenti.»
Questa sua affermazione mi sembra paradigmatica e applicabile a tutte le tecniche. Sperimentando si può capire quello che è necessario per non far crollare la struttura e quello che invece può essere modificato, aggiunto o eliminato.
Personalmente, forse per il fatto di aver portato avanti quotidianamente e indefessamente, per quasi trent’anni, la pratica buddista insegnata dal monaco giapponese Nichiren, ho sviluppato, in una sorta di rigetto postumo, una certa avversione per le pratiche e le tecniche che, come è ovvio, per essere efficaci devono essere ripetute nel tempo. Così, anche nel caso dei WingMakers, se da un lato sono attratto da alcune delle pratiche che insegnano – e sta nascendo in me il desiderio e l’intenzione di sperimentarle – dall’altro per il momento ho preferito lasciarmi guidare dal mio approccio anarchico, ascoltando le loro musiche, ammirando i loro dipinti appesi nella mia casa e nel mio studio, leggendo avidamente i loro scritti filosofici, e cercando di connettermi con le loro frequenze nel corso delle mie meditazioni.
Ed è così che ho sentito l’impulso di dedicarmi alla traduzione delle poesie, come mia strategia personale per entrare in risonanza con le frequenze dei WingMakers e attivare in qualche modo il processo di cambiamento da loro indicato. Traducendo le poesie ne sono stato toccato profondamente. La loro voce ha fatto vibrare in profondità le mie corde interiori e ha fatto risuonare, in alcuni momenti dolorosamente, proprio quei «sottili sentimenti di separazione, abbandono e rifiuto spirituale» di cui parla James.
Ovviamente nella traduzione ho trovato spesso grandi difficoltà. Sia quelle insite inevitabilmente in qualunque opera di traduzione da una lingua all’altra e in particolare nella traduzione del linguaggio poetico, sia quelle peculiari di un’opera poetica codificata e di natura esoterica che, come dice John Berges, è spesso enigmatica e oscura. In molti casi, al di là del significato letterale delle singole parole o frasi, non capivo quello che stavo traducendo, e mi sono lasciato andare alla mia intuizione e al mio sentire. Sicuramente parte della codifica delle «frequenze di luce e di suono intessute … nelle poesie» di cui parla James nella mia traduzione è andata perduta.
Cionondimeno, forse presuntuosamente, credo che anche tradotte le poesie mantengano gran parte del loro potenziale e che sia ancora possibile applicare ad esse la tecnica di acquisizione emozione-anima sopraccitata.
Il mio consiglio è di leggere più volte le poesie ad alta voce lasciandosi trasportare dal ritmo e dal suono oltre che dal significato. E insieme lasciarsi suggestionare dai dipinti collegati.
Credo anche che sia sensato partire dalle dieci poesie specificamente designate per l’applicazione della tecnica di acquisizione emozione-anima. Ma credo sia lecito anche utilizzare qualunque poesia in base alle proprie risonanze.
Nel mio caso, ad esempio, le ho tradotte in ordine sparso lasciandomi guidare dall’istinto e dall’attrazione più o meno intensa che provavo per i dipinti. Così facendo, potrei dire che in qualche modo «ho visto le galassie volteggiare come ruote di stelle che spiraleggiano fino al pensiero di una visione sacra. Ho percepito il mio spirito seguire l’unico suono libero.» (da Cerchio, Camera 11)
Nel blog del sito dei WingMakers ho trovato una poesia di James Mahu, il creatore di tutto il materiale dei WingMakers, che mi è piaciuta molto. Il titolo è Io sono Noi siamo (I am We are), un concetto che in ultima analisi è un punto chiave dell’insegnamento dei WingMakers e definisce la rete delle Sovranità Integrali. La Sovranità Integrale (la nostra vera identità fuori del tempo e delle limitazioni dello strumento umano in cui si incarna) è insieme individuale (Io sono) e collettiva (Noi siamo). Non appena ho letto la poesia ho sentito l’impulso di tradurla immediatamente per poterla mettere a disposizione su questo blog (trovate l’originale a questo link: https://www.wingmakers.com/i-am-we-are/). Alla fine del post trovate anche un video elaborato da James – così mi è parso di capire – col testo della poesia in inglese. Vi consiglio di utilizzarlo durante la lettura della poesia come colonna sonora. Esiste un altro video più lungo sottotitolato in italiano e pubblicato sul sito Stringhe di eventi (https://stringhedeventi.com/2016/03/13/io-sono-noi-siamo-video-sottotitolato/). Questo secondo video è molto bello ma mi è sembrato che i sottotitoli in italiano manchino un po’ di “fluidità”.
Io sono Noi siamo di James Mahu
Noi siamo granelli di cielo,
un coro silenzioso di cuori che battono.
Noi siamo una palpebra
delle dimensioni di una galassia
che si apre come un sole nascente.
Se guardiamo all’esterno
veniamo assorbiti da
Io sono Noi siamo —
roteando nella curvatura
della cattedrale dell’universo.
Il suono è unità.
Le onde lunghe non hanno orizzonti.
Le loro rotte
tracciate dal cuore del Creatore
tornano indietro.
Ascolta …
riesci a udire le sottili cuciture ondulate
attraverso le quali puoi andare oltre?
Là …
là …
e là …
Dietro le erbacce incolte
il canto conduce a
Io sono Noi siamo.
Può sembrare improbabile
che ciò che è piccolo
e solitamente ignorato
sia potente,
ma
la radice
nutre
la foglia.
Il vero potere attende nel sussurro.
Sotto lo stato fondamentale.
È in quiete.
Non si tende,
non salta,
non stringe,
non afferra.
Perché non è muscolo.
Né osso.
Né mente.
Non è nemmeno umano.
Ricordalo.
Il potere non è
ciò che ti è stato
insegnato.
Il potere è
lo sguardo interiore
che discerne
Io sono Noi siamo,
e poi veste ogni nostra azione
con quegli abiti eleganti
e nient’altro.
Così come la luce bianca
non è altro che
tutti i colori.
Noi siamo corpi d’aria.
Più profondamente, non siamo affatto corpi.
Noi siamo
la Sovranità Integrale …
che è
Io
e
Noi
allo stesso tempo.
Un unico luogo.
Unico e uguale.
Nessun predominio.
Equilibrio.
Noi siamo numeri invisibili
più che un’insieme di lettere,
in cima alla Tavola Periodica.
Suono
più che massa.
Profondità
più che epidermide.
Noi siamo i pompieri
per gli incendi dell’ego e della separazione.
La nostra “acqua” è
Io sono Noi siamo.
Sfidiamo a braccio di ferro l’anima priva di membra.
Puntiamo il dito verso lo specchio
che osa dar lezioni.
Guardiamo dentro di noi
e analizziamo:
“Io sono?”
“Noi siamo?”
“Realmente?”
Splendida chiarezza,
la visione che sazia
è spesso prima di tutto vista
e in ultimo seguita.
Cresciamo in luoghi nascosti.
Nasciamo nella musica
di spazi tranquilli
costellati da pause
e dal suono rotondo di piume che si alzano in volo.
La palpebra si apre.
Tonalità chiomate di blu, verde, marrone e grigio
vengono alla vita,
incessanti nella loro richiesta di scoprire
Io sono Noi siamo.
È questo
e nient’altro.
Così come la luce bianca
non è altro che
tutti i colori.